(elisabetta acide) – Se lo Stato Italiano ha “istituito” la “festa dei nonni” il 2 ottobre (liturgicamente festa degli angeli custodi), per il riconoscimento all’alto valore e contributo sociale che essi forniscono a sostegno della crescita dei nipoti, dobbiamo a Papa Francesco nel 2021, il riconoscimento della festa dei nonni in concomitanza con la festività liturgica di S. Anna e S. Gioacchino, genitori della beata Vergine Maria, il 26 luglio.
Ricordiamo che fu papa Gregorio XII a unificarne, nel 1584, le ricorrenze nel giorno 26 luglio.
In occasione della festa, dunque, la comunità parrocchiale di Borgo Revel che ha come patrona S Anna, si ritrova per una “doppia” ricorrenza: la festa di S. Anna e la festa dei nonni. (La Patronale, ormai da parecchi anni, viene celebrata ad agosto, ricordando anche il co-patrono della comunità, s. Rocco).
La comunità si riunirà per la s. Messa venerdì 26 luglio alle ore 20,30: la s. Messa sarà celebrata dal parroco Don Valerio D’Amico, che ricorderà tutti i nonni vivi e defunti, proprio in occasione della IV Festa dei nonni.
Oggi, sempre alle ore 20,30, s.Messa di vigilia.
La raccomandazione di Papa Francesco (di celebrare la festa alla quarta domenica del mese di luglio, nell’approssimarsi della festa liturgica) è quella di creare non già “eventi”, ma di promuovere e sollecitare ricordo quotidiano: la festa è memoria, ma è azione costante; i nonni, gli anziani sono con noi e fra noi, occorre “guardarli” sempre, non una volta all’anno.
Sicuramente al pensiero del Papa si accompagna il “senso” della festività dei santi, dal punto di vista liturgico, quali esempi e “modelli” per condurre a Cristo; ed indubbiamente, i genitori di Maria, quindi nonni di Gesù, sono esempio di nonni buoni e accudenti, simbolo dell’ essere portatori di un immenso bagaglio di esperienza e conoscenza che possono trasmettere loro con i loro racconti, il loro esempio, la loro presenza “accanto” a figli e nipoti.
Oggi come un tempo, i nonni, sono il simbolo e legame con il passato, sono le radici stesse del presente, e infondono speranza per il futuro.
Sono il simbolo di un “anello” di una catena che “lega” le generazioni, necessario per tramandare, ma non fermarsi, procedere con uno sguardo al passato, alle tradizioni, ai ricordi, alla memoria ed allo stesso tempo, prosecuzione, libertà, fantasia, cammino verso altri anelli di una catena lunga millenni.
Forse Papa Francesco ha pensato ai “suoi” nonni, oltre ai nonni di Gesù, ha pensato alla tenerezza, alla saggezza ed all’esperienza, al “tempo” trascorso… e ci ha regalato un significato nuovo alla festa dei santi Anna e Gioacchino.
Il Vangelo di S. Luca ha una frase molto particolare, sulla quale varrebbe la pena soffermarci: “Di generazione in generazione la sua misericordia” (Lc 1,50).
La frase è contenuta nel racconto della visita di Maria a Elisabetta, nell’incontro di “generazioni” a seguito del doppio annuncio (nascita di Gesù e nascita di Giovanni), seguito dalla partenza “sollecita” della giovane Maria verso l’anziana cugina.
Due madri che forse hanno imparato la “sollecitudine” dai loro genitori e dai loro nonni.
Scambi di “bene”, racconto dello Spirito Santo che “illumina” le generazioni, che rende fecondo ogni scambio “di età”, che rende “ponte” ogni incontro che apparentemente sembra lontano, che “unisce” passato e futuro: questo sono i nonni e gli anziani in genere.
Certo i giovani sono la “speranza”, ma gli anziani sono la “certezza”.
I giovani sono il futuro, ma gli anziani sono accanto a loro con i sogni che non terminano con loro, ma che proseguono, che progrediscono, arricchiti di saggezza, di esperienza, di valori vissuti e tramandati.
Giovani e anziani sono la “promessa” della fedeltà di Dio da sempre e per sempre.
Giovani e anziani sono la “certezza” dell’agire di Dio per l’uomo da sempre e per sempre.
Giovani e anziani sono passato, presente e futuro, sono cammino e accoglienza, sono promessa ed attesa, sono già e non ancora… sono il “sogno di Dio”.
Giovani ed anziani sono il passo lento della cautela, della tenerezza, della ponderatezza e la corsa delle idee, del fare, dello slancio… e tra loro c’è Dio.
Ricordiamo dunque, con affetto rinnovato i nonni di Gesù: di loro il Vangelo non ricorda i nomi, ma ci lascia il “nome” di Maria, che in ebraico significa “amata dal Signore”, già in questo nome è racchiusa la fede e l’abbandono fiducioso a Dio, di questi due anziani: Figlia amata da loro, ma soprattutto “dal Signore”.
Possiamo immaginare, anche se non è scritto nei testi canonici, quanta “apprensione” potessero avere i due genitori anziani, quali insegnamenti, quale “trepidazione” per il futuro della figlia…
Pur non essendoci citati espressamente, i nomi dei due genitori di Maria sono nomi biblici che hanno un significato profondo: il nome Anna deriva dall’ebraico Channah, o Hannahe, che significa ‘grazia’, ‘graziosa’, ‘piena di grazia’; il nome Gioacchino in ebraico significa “Dio rende forti”.
Fortezza e Grazia.
Il protovangelo di S. Giacomo (II secolo, non tra i testi canonici), narra la vicenda dei due santi genitori, così come diversi accenni abbiamo nei vangeli non canonici (vangeli apocrifi) e notizie provengono dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Come già ricordato dalle pagine web di Risvegliopopolare.it,
la chiesa parrocchiale ospita un dipinto settecentesco, proveniente dalla chiesa di S. Anna la Vetere, frutto di recente restauro, che rappresenta s. Anna con il co-patrono della borgata, san Rocco, Maria, Gesù e S. Gioacchino, un esempio mirabile di “rappresentazione” delle generazioni.
In questo dipinto, S. Anna è rappresentata come colei che “indica” Gesù che è in braccio alla madre Maria e a lato S: Gioacchino “veglia” su di loro.
Credo sia un esempio bellissimo del rapporto genitori-figli-nipoti: “indicare”, “aiutare a guardare”, “condurre”, che è propria della funzione dei santi, esempi di virtù cristiana sul modello di Cristo, per giungere a Cristo.
“Indicare” è “mostrare con il dito”: i genitori indicano, i maestri indicano. In molte rappresentazioni artistiche, ricordiamo anche la nostra pala dell’ altare maggiore della chiesa nuova di S. Anna opera di Paolo Gaidano (1895-1896), pittore torinese, che Anna è indicata, proprio mentre “indica” in un libro aperto ( probabilmente immagine delle Sacre Scritture) i testi alla figlia Maria.
“Indicare”, è “fare vedere”, ma non obbligare, è “mostrare”, ma lasciare liberi, è “segnare con il dito”, ma poi lasciar camminare…
Ecco la “lezione” dei genitori di Maria e dei nonni ed anziani: raccontare, far vedere, indicare, ricordare… affinchè il futuro, abbia basi solide, sia radicato in tradizioni e valori che possono evolvere, ma non “cambiare”, perché raccontano di un territorio, di un’esperienza, di vita, di sofferenza e di gioia.
Lasciamoci “indicare” la strada di Gesù da S. Anna, attraverso Maria, che ci “guida” a Gesù, lasciamoci “indicare” da nonni ed anziani la prospettiva del futuro, con la bellezza e la ricchezza del passato, affinchè possiamo arricchirla per il futuro.
Lasciamoci “indicare” il cammino da S. Anna che “leggeva le Scritture”, perché la comunità parrocchiale, sul suo esempio, sappia “mettere al centro” e “far incontrare” le “generazioni”, senza presunzione ed arroganza, ma con umiltà e senso cristiano, per poter procedere verso Cristo.
Sabato 27 luglio, proprio per ricordare, accanto alla santa patrona, il benefattore della frazione il conte Cesare Thaon di Revel e di S. André che ha donato il complesso della Chiesa nuova e degli edifici adiacenti (il conte è stato ricordato in occasione del bi-centenario della nascita,
celebrerà la s. Messa e terrà l’omelia, sua Eccellenza Mons. Edoardo Cerrato, Vescovo della Diocesi di Ivrea, che sarà accolto con estremo piacere dai parrocchiani.
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