Il 21 settembre non ci dimentichiamo di chi soffre per la malattia di Alzheimer, dei familiari che si prendono cura dei propri cari e di tutti quelli che sono impegnati nella ricerca e nel trovare strategie di supporto a chi soffre delle diverse forme di demenza. Il 2018 è un anno importante per l’Alzheimer, è il primo anno di bilancio dopo il Piano Globale della Demenza 2017 – 2025 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e proprio quest’anno Ivrea è stata riconosciuta tra le città amiche della demenza.
Ci soffermiamo su una notizia: malgrado questo movimento di sensibilizzazione, in Europa la diagnosi di Alzheimer viene fatta in ritardo. Una diagnosi che arriva in ritardo non permette la messa in atto di tutte una serie di risorse farmacologiche o di assistenza importanti sia per il malato, sia per chi se ne prende cura. La diagnosi spaventa, lo stigma sulle malattie dementizie è ancora molto presente, ma la vita non termina con la diagnosi; provocatoriamente, è possibile dire la diagnosi permette una qualità della vita migliore per tutti. Solo riconoscendo e con la consapevolezza di quello che stiamo vivendo possiamo operare delle scelte importanti per la nostra vita: la diagnosi consente quella autodeterminazione che ancora è possibile perché non dobbiamo mai dimenticare che il malato è una persona e che anche nel momento più fragile della sua esistenza deve avere il migliore supporto possibile dalla famiglia e da tutta la comunità.
Cristina Terribili