Pomeriggio dedicato alla bellezza, quello del 26 luglio scorso, presso la Chiesa parrocchiale di San Giacomo in Rivarolo Canavese.
Bellezza declinata secondo tante accezioni, unite tutte dal comun denominatore di un’idea – non soltanto perché così suggerisca un’etimologia antica – l’idea di una cosa che è “buona”.
Ed è davvero buona se è utile ad integrare e promuovere veramente i caratteri di umanità della vita degli uomini e delle donne di ogni tempo, a migliorarne l’esistenza, qui e ora, indicando la strada perché sia possibile meritare, poi, la vita vera.
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Sicchè ci prendiamo una piccola licenza e incominciamo da un argomento forse un po’ periferico rispetto al “cuore” del pomeriggio trascorso insieme, correndo forse il rischio di andare un po’ fuori tema, ma confidiamo nella comprensione del Lettore.
Perché il video che proponiamo – realizzato grazie alla sempre assidua opera del nostro Collaboratore Giancarlo Guidetti – permetterà di ascoltare dalla viva voce dei protagonisti tutto ciò che c’è da sapere su un bellissimo quadro antico di quasi 500 anni, riportato alla sua originale bellezza.
Dunque, forse ci può stare, dedicare ora qualche istante ad un pensiero suggerito proprio da questa cerimonia semplice e persuasiva, sobria e significativa.
Ecco il pensiero: hanno partecipato a questo incontro, chiamati quasi ad occupare un posto che non primario nel programma, alcuni ragazzi che frequentano la scuola dell’Associazione Liceo Musicale di Rivarolo.
Lo hanno detto, insieme ai loro Insegnanti: presentiamo qualche brano musicale coevo al quadro, per “introdurre” il “milieu” culturale e spirituale del tempo in cui l’opera fu eseguita.
Una modestia che va a loro ulteriore merito.
In realtà, siamo rimasti ammirati prima di tutto proprio da loro: giovani che si dedicano allo studio della musica, che si applicano con pazienza ed impegno a discipline che non sono circoscritte alla – pur difficile – conoscenza di uno strumento, ma vanno oltre, per esplorare i campi della storia dell’Arte e della Musica; sviluppano non soltanto padronanza di nozioni e saperi, ma soprattutto senso critico e capacità di elaborazione.
Affrontano poi la verifica – mai banale – connaturata alla loro scelta verso (forse non per tutti, ma è una strada possibile) l’attività concertistica, presentando al pubblico ciò che hanno imparato e di cui ormai non sono più solo esecutori, ma interpreti.
Ragazzi e ragazze cui è affidata la costruzione di un mondo migliore di quanto stiamo lasciando loro: se la nostra generazione non farà altre stupidaggini, ce la faranno.
Davvero complimenti alla Compagnia di San Giacomo che ha pensato di coinvolgerli, certo per intervallare gli interventi di approfondimento tecnico resi da esperti di primo piano, ma è stata comunque una scelta sapiente, nella quale si rinviene certamente la sensibilità per l’adesione a quel compito indicato da San Giovanni Paolo II (Sollicitudo Rei Socialis, 1987), di essere “costruttori responsabili della società terrena”.
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Il quadro, la tela del XVI Secolo restaurata, certo è importante: come lo è il “catalizzatore” nelle reazioni chimiche, mobilita un po’ tutto.
Ma non è tutto qui.
Lo ha ricordato il Sindaco di Rivarolo Canavese, Martino Zucco Chinà, che ha spiegato il motivo ulteriore del proprio compiacimento, proprio come Primo Cittadino di una comunità, cioè responsabile anche della sua “unità”.
Il restauro di quest’opera è sintomo di tanti valori in campo.
Primo tra questi la capacità di collaborare, di mettere in comune idee, energie, risorse per un fine volto alla crescita della collettività: si tratta della risposta non scontata e certo importante alla deriva opposta, cifra di questo cambio d’epoca, la riduzione della dimensione sociale alla frammentazione, alla dispersione dell’individuo come monade nell’indistinto, secondo la prospettiva della società “fluida”.
La Compagnia di San Giacomo, invece, ha saputo mobilitare una sinergia operosa e mite, eppure capace di produrre il concreto risultato della restituzione di un’opera alla fruizione comune e soprattutto pubblica: il quadro restaurato parlerà a tutti anche di questo.
Anche il Parroco di San Giacomo, Don Raffaele Roffino, guarda oltre il pur importante risultato immediato: la tela racconta di un lungo itinerario, capace di cavalcare i secoli, di superare l’oltraggio napoleonico (per certi tratti pare un’epopea non così dissimile, seppure di tutt’altra epoca, da quella di cui parla la Sindone).
Il quadro era collocato originariamente (è la tesi prevalente) in San Francesco; da qui – proprio per i provvedimenti liberticidi dell’esperienza napoleonica – trafugato da coraggiosi volontari che l’hanno collocato in San Rocco.
Insomma, se è vero che ci sia stato il periodo buio dell’intolleranza, è altresì vero che proprio in quel periodo acquisì nuova consapevolezza di sé un laicato cattolico che nel tempo si sarebbe rivelato risorsa preziosa per tutta la Chiesa.
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Qualcosa, infine, sulla tela, che è stata collocata – come dicono le fotografie che accompagnano queste righe – a destra all’ingresso della Chiesa.
Nel video gli interventi integrali di tre oratori d’eccezione.
Dapprima (è un “rimescolamento” nostro della scaletta, utile a favorire il percorso per il Lettore) la parola allo Storico, il Prof. Riccaro Poletto (che fu anche Sindaco di Rivarolo) per la giusta collocazione dei fatti nella prospettiva storica.
Segue l’illustrazione del progetto da parte dell’Arch. Arnaldo Conta Canova, dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Ivrea.
Ultimo, ma certo non per importanza, l’Artista, cioè il Restauratore, Giovanni Carlo Rocca, che ha riportato un dipinto rinvenuto anni fa, quasi irriconoscibile, pressochè completamente annerito, alla sua originale luce.
Gli interventi hanno tutti espresso i doverosi ringraziamenti alla famiglia Bausano (il filmato permette di ascoltarne la portavoce) che ha contribuito significativamente a sostenere le spese.
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