Anche la Santa Messa nella quale è stato ricordato Gino Pistoni, celebrata come ogni anno nel giorno della festa di San Giacomo apostolo, per la prima volta si è tenuta nella chiesetta di Tour d’Hereraz, dominata dalla torre millenaria, dove 80 anni fa don Mario Vesco celebrò le esequie di Gino, suo giovane allievo dell’Azione Cattolica, che offrì la sua vita nella battaglia partigiana per la liberazione della valle del Lys dal dominio nazifascista.

La chiesa stavolta affollata, pareva restituire la vicinanza della gente che 80 anni fa non potè partecipare (il regime non permetteva un rito funebre pubblico per un partigiano).

La celebrazione è stata presieduta dall’Assistente nazionale dell’Azione Cattolica monsignor. Claudio Giuliodori, che nell’omelia ha sottolineato la forza della testimonianza di Gino Pistoni.

Hanno concelebrato il Vescovo di Ivrea monsignor Edoardo Cerrato, che ha portato in chiesa la teca con il sacchetto su cui Gino prima di morire aveva scritto col sangue il testamento spirituale (“Offro mia vita X A.C. Italia W Cristo Re”), don Arnaldo Bigio e don Piero Agrano, dell’Azione Cattolica di Ivrea, Fratel Beppe Giunti direttore della Casa Alpina di Gressoney St. Jean.

Erano presenti il fratello e i nipoti di Gino Pistoni, molti rappresentanti dell’Azione Cattolica, tra i quali il Presidente nazionale Giuseppe Notarstefano, rappresentanti dell’Anpi di Ivrea e della Valle e molti del Gruppo Amici di Gino Pistoni.

Si è pregato per la fine delle guerre e la liberazione dalle oppressioni nei tanti conflitti di oggi che mietono vittime innocenti in molte parti del mondo.

Dopo la Messa molti si sono recati al cippo che segna il luogo dove fu trovato il corpo di Gino con accanto il libro di preghiera e il sacchetto del pane intriso del suo sangue.

Alla sera, nella tensostruttura di Gressoney messa a disposizione dall’Amministrazione comunale, si è conclusa l’intensa giornata nel segno della narrazione tra il canto e l’incanto del Coro Bajolese, che ha saputo parafrasare in musica la resistenza partigiana, emozionando il numeroso pubblico presente, grazie alle presentazioni del maestro Amerigo Vigliermo.

Si sono susseguiti diversi interventi, la proiezione di un filmato su Gino Pistoni e quello sul Museo della resistenza di Perloz.

Don Arnaldo Bigio, con entusiasmo e commozione, ha ripercorso la vita di Gino Pistoni e ha narrato ricordi della Casa Alpina a lui dedicata, dove migliaia di giovani negli anni hanno potuto fare riferimento a questo giovane modello di vita cristiana.

Coinvolgendo la guida alpina Arturo Squinobal, ha illustrato la storia dell’altare della Cappella della Casa Alpina, costruito nel 1982, dai fratelli Squinobal, con il tronco del più grande abete rosso della valle che si innalzava sulla strada vicino alla Casa Alpina.

Don Arnaldo ha spiegato il motivo della forma “scentrata” dell’altare, che protende verso un lato a discapito della simmetria, per rappresentare la tavola simbolo dell’Ultima Cena di Gesù, come mensa del Pane e della Parola, secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

Per chiudere c’è stato un breve ma significativo intervento del fratello di Gino, Piergiorgio, che ha portato con sé l’armonica a bocca che era del fratello maggiore, accennando con essa un noto canto di montagna.

m. cosentino-p. monti

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