Tanto per dare un qualche senso a queste vacanze, ho accettato l’invito ad andare alle terme. Non potevo esimermi da questo piacevole passatempo (che avevo utilizzato poco oltre i confini canavesani, in Valle d’Aosta), avendo nel DNA tracce degli antenati romani.

La prestigiosa rivista “National Geo-graphic” così scrive in merito: “Oltre duemila anni fa a Roma nacquero grandi complessi dedicati al culto del corpo, dove i quattro elementi erano messi al servizio di un’esperienza sensoriale completa: l’acqua nelle vasche a diverse temperature, il fuoco per riscaldare gli ambienti, la terra – che andava dalla semplice argilla ai più sofisticati marmi d’importazione – e l’aria, che creava un’atmosfera densa di calore, umidità e oli profumati. I bagni termali generavano sensazioni tattili e olfattive di ogni tipo. Aver trasformato una necessità igienica in piacere dei sensi costituisce una delle prove più tangibili del successo della civiltà romana”.

Rassicurato da tali parole vado all’appuntamento termale. In realtà la sorgente di Saint Vincent fu scoperta nel 1770 dal sacerdote Jean Baptiste Perret, appassionato di chimica e mineralogia. Osservando la passione per questa sorgente da parte delle mucche al pascolo, il prete raccolse campioni d’acqua che dimostrarono la ricchezza di bicarbonato, acido carbonico, solfato di sodio e cloruri che comprovavano – ieri come oggi – le qualità diuretiche e depurative di quell’acqua.

Ma adesso vi racconto la mia esperienza. Entro nello spogliatoio maschile dopo aver disceso una grande scala, una sorta di labirinto. All’accettazione mi danno un bracciale giallo che serve per aprire e chiudere magicamente gli armadietti. Indossato un fantozziano costume da bagno ascellare trovato nell’armadio di casa, non riesco tuttavia ad entrare nella sala interna delle vasche. Il rumore è assordante per gli spruzzi e i vortici, e ci vedo poco perché ho posato gli occhiali. Chiedo ad un bagnante la via giusta. I vapori annebbiano il poco che c’è da vedere.

Finalmente ce la faccio e mi immergo in una specie di vortice provocato da “soffioni” subacquei, mentre delle luci sott’acqua cambiano colore all’ambiente. Il calore è forte ma piacevole, bisogna solo stare attenti alle correnti; mi sembra di doppiare Capo Horn a nuoto con arrivo alla Jacuzzi sul balcone! Il panorama è bello e l’effetto della vasca è quella di un massaggio poderoso tanto da farmi sembrare in una pentola in ebollizione. Credo che la pressione arteriosa mi si sia abbassata di parecchio, ma indomito, accetto di andare alla grande piscina scoperta in mezzo al prato per l’ennesimo acqua-massaggio.

Ci sono turisti, quasi tutti stranieri. Poi ancora una vasca con una cascata d’acqua sulla schiena che se prendi la corrente galleggiando, fai il giro della medesima in tondo. Mi sento innegabilmente meglio, anche se tocca ora affrontare il grande caldo.