di John Carroll Lynch
paese: Usa, 2017
genere: drammatico
interpreti: Harry Dean Stanton, David Lynch,
Ron Livingston, Tom Skerritt
durata: 1 ora 28 minuti
giudizio: interessante-bello
L’ultimo festival cinematografico di Venezia si è chiuso con il successo di Netflix, l’impresa che distribuisce via internet film e serie televisive on demand: è un nuovo modo di vedere il cinema o la strada verso la chiusura di molte sale cinematografiche? Avremo modo di discuterne più avanti… Per ora possiamo goderci la visione di questa pellicola di John Carroll Lynch, al suo debutto alla regia, ascoltando vecchie canzoni country e ponendoci domande sul tempo che passa.
Siamo in una cittadina assolata nel sud degli Stati Uniti, Lucky fuma le celebri sigarette che portano il suo nome, beve alcolici quando gli è possibile, si distrae con i quiz e le parole crociate, fa ginnastica ed è bravo a suonare l’armonica. Qual è la sua particolarità? Che ha quasi novant’anni e pare essersene dimenticato, finché un giorno, quasi inspiegabilmente, cade a terra mentre si sta preparando il caffè… Il protagonista comincia così a porsi nuovi interrogativi sull’esistenza; ha sempre avuto una salute di ferro, ma decide di andare dal medico per eseguire tutti gli esami necessari. Il verdetto pare sorprendente, ovvero Lucky non ha nulla, ma ha iniziato l’ultima fase della vita, e il sapore agrodolce di questa verità lo fa riflettere a lungo poiché ora proprio lui, ateo impenitente, dovrà trovare un gusto nuovo per le proprie giornate e riuscire a provare ancora stupore di fronte alle vicissitudini quotidiane.
La storia si è trasformata in un omaggio postumo all’interprete principale, Harry Dean Stanton, che è mancato l’anno scorso dopo le riprese del film: eccellente caratterista, ha lavorato in “Paris Texas” di Wim Wenders e ha stretto un forte sodalizio con David Lynch, che ha un breve ruolo anche nel film di questa settimana (nessuna parentela con il regista). Non c’era modo migliore per l’addio al cinema di consegnarsi con il volto scavato di Lucky e affermare: “Stare da soli e sentirsi soli sono due cose differenti”.
Graziella Cortese