È indubbio che l’evento mediaticamente più rilevante delle scorse settimane sia stato quello dei Giochi Olimpici di Parigi. In quanto ai motivi non basterebbe l’intero giornale per scandagliarli tutti e ritirare fuori un polverone, che esula dalla natura sportiva della competizione per infiltrarsi nel tessuto sociale e politico. Sarebbe un esperimento ormai infruttuoso. C’è però una sfaccettatura dei Giochi che mi ha piacevolmente colpito: il comparto fotografico.

Se proviamo a fare mente locale, senza andare a spulciare su internet, le foto che ci sono più rimaste impresse delle Olimpiadi parigine sono con ottima probabilità delle foto cosiddette “artistiche”. Forse per la prima volta, infatti, hanno guadagnato ampio spazio nei mezzi di comunicazione foto non di semplice cronaca dell’evento ma di vera e propria stimolata partecipazione tramite tecniche fotografiche innovative e sapiente mano artistica di fotografi eccezionali. Dal surfista che vola, alle sorprendenti geometrie delle cerimonie parallele per finire con le evoluzioni su due ruote arrampicate illusoriamente sull’obelisco Luxor. Sono tutte fotografie iconiche e sicuramente più efficaci dell’abituale cronaca noiosa e asettica.

Mi sento di delineare un elemento comune in questi scatti: l’artisticità. Se si consulta un dizionario si scopre una bellissima accezione di questo termine. La parola dal latino ars che a sua volta deriva da una radice sanscrita che significa muovere, andare verso. Dunque, una foto artistica è una foto che smuove, porta verso qualcosa, in altre parole, è efficace e rilevante. Ecco perché i fotografi non debbono avere paura di essere artisti.

Ecco perché, anche nel mondo dell’editoria, non bisognerebbe avere paura di spendere risorse in questo ambito, “tagliando” sui fotografi ancor più oggi con la scusa che “tanto con il cellulare chiunque può fare le foto”. Vero, ma insufficiente, non fosse altro perché le maxi-foto di gruppo alla fine dell’evento non sono rilevanti ed efficaci come quelle di un fotografo-artista.

Si è sempre ragionato che le prime forse fanno vendere di più con la scusa del ricordino da ritagliare, ma le seconde sono in grado di svolgere un ruolo attivo nel lettore e di stimolare mente e cuore. Rimangono così impresse, a volte perfino in modo indelebile. Anche tramite l’artisticità di una foto che aumenta la rilevanza e l’efficacia della nostra comunicazione.