(elisa moro). “Mostrate la serietà della preghiera nella Chiesa”: questa la conclusione del denso intervento che Mons. Roberto Repole, arcivescovo metropolita di Torino e vescovo di Susa, ha tenuto nella mattinata di martedì 27 agosto, nel corso della terza giornata del Convegno Nazionale dell’Ordo Virginum.

Uno sguardo alla Chiesa, recuperando la profondità e la ricchezza dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, in particolare la “Lumen Gentium”, soffermandosi sui concetti di “mistero” e di “popolo di Dio”, fino alla visione escatologica futura, via già aperta proprio dalla vita consacrata, continuo richiamo di un cammino aperto, dalla risurrezione di Cristo, al Regno dei Cieli e di pace.

Occorre però fare un passo indietro.

Dopo le elezioni del nuovo Collegamento, di Marta Bartolucci (Diocesi di Iesi), Domenica De Cicco (Diocesi di Noto), Marinella Mandelli (Diocesi di Milano) e Viviana Paliotta (Diocesi di Roma), nella serata di lunedì 26, il gruppo ha vissuto la tanto attesa Veglia di preghiera, momento profondo e suggestivo, accuratamente preparato dalle “padrone di casa” torinesi, che hanno saputo scegliere con attenzione i dettagli.

La vita consacrata in 3D”: il titolo voleva riprendere “tre dedizioni”, così definite da Mons. Franco Brambilla in un’omelia del 20/11/2019: quella a Dio, quella verso la Chiesa locale e quella verso i fratelli nel mondo. Un interessante accostamento tra le “3D” e alcune figure di Santi locali, tra i più conosciuti: Pier Giorgio Frassati, Giulia di Barolo, Don Bosco, Giuseppe Allamano; fino alla conclusione della preghiera, proprio ai piedi dell’Ausiliatrice, sotto lo sguardo di Maria, dopo aver percorso, con le lucerne accese il cortile di Valdocco, forte richiamo alla vigilanza e invito ad alimentare ogni giorno la fiamma della Fede.

Nella pomeriggio di martedì 27 agosto, dopo l’intensa mattinata di approfondimento con Mons. Repole, altri due momenti chiave: l’affidamento alla Consolata e la visita e spiegazione, in Duomo, della copia della Santa Sindone.

Luogo amato, quasi “di casa” per ogni torinese, la “Cònsolà” è il cuore della città, citando alcuni versi di una celebre poesia di Nino Costa: “Ave Maria… quand che nòstr cheur at ciama e ij sangiut a fan grop drinta la gola, Ti, madòna ‘d Turin, parèj d na mama it ses cola ch’an pasia e ch’an consola – Ave Maria… quando il nostro cuore ti chiama e i singhiozzi fanno un nodo nella gola Tu, Madonna di Torino, come una mamma Tu sei quella che calma e che consola”.

Dopo l’intervento di Mons. Paolo Ricciardi, il toccante e sentito atto di affidamento alla Vergine, come si può leggere di seguito.

O Maria,

che, sotto la Croce, sei immensamente addolorata

e allo stesso tempo consolata dalla fortezza della tua Fede,

concedi anche a noi, insieme al discepolo vergine,

di ritrovarci tuoi figli sotto il tuo manto,

e di accoglierti intimamente come Madre.

O Maria, Madre,

Consolatrice degli afflitti,

nel cui grembo purissimo trova spazio tutta l’umanità,

chiedi a noi la castità del corpo e del cuore;

fa’ che accogliamo con umiltà e gioia la Parola del tuo Figlio

e rendi il nostro cuore un “luogo” in cui custodire nella fede quanto viviamo.

Purifica i nostri pensieri, i nostri sguardi, le nostre azioni,

perché risplenda solamente la Bellezza di Dio.

O Maria, Sposa,

chiedi per noi la carità,

perché possiamo essere attenti e disponibili

alle necessità e alle sofferenze dei fratelli

e farci prossimi dei piccoli, dei poveri, dei malati, dei peccatori.

Fa’ che possiamo cercare con passione

I figli di Dio ovunque dispersi.

O Maria Vergine,

chiedi per noi il dono della verginità,

per far germogliare quanto di Bello e di Puro

il Signore ha seminato in noi.

Fa’ che possiamo generare alla grazia le persone

Che ci metti accanto nel cammino della vita,

senza legarle a noi,

ma portandole unicamente a Dio,

fino a sparire, per far rimanere Gesù.

O Maria, Madre, Sorella e Maestra,

Regina delle vergini,

prega per noi. Amen

Un secondo “volto”, dopo quello della Vergine Consolata, è caro ai torinesi: quello del telo della Sindone.

L’appuntamento era alle ore 17 per una visita e una contemplazione della riproduzione del Telo sindonico, seguita dalla spiegazione, riguardante i principali studi sull’argomento, da parte del Prof. Bruno Barberis, docente di meccanica razionale, fisica e analisi matematica presso l’Università di Torino e profondo conoscitore della Sindone.

Provocazione all’intelligenza e specchio del Vangelo”: riprendendo le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II, in occasione della venerazione della Sindone, il 24 maggio 1998, il Prof. Barberis ha concluso la sua dettagliata relazione, ricordando come “pregare davanti alla Sindone fa bene: ci si trova davanti ad un volto vivo”, ad una presenza reale che interroga, che parla di risurrezione e di vittoria sulla morte. La giornata di martedì si è conclusa con la Santa Messa in Duomo, presieduta da Mons. Repole e, a seguire, da una cena “piemontese”, presso i locali della Facoltà teologica.

La giornata conclusiva del convegno, mercoledì 28 agosto, ha visto la conclusione “in bellezza” dei lavori, con la presenza e la testimonianza di tre donne sull’argomento “Donne consacrate – la cura amorevole delle fragilità del quotidiano”: Suor Maria Silvia delle Domenicane di Betania, Suor Elena Bernasconi, cottolenghina e Rosanna Tabasso, del Sermig. Preziosa la presenza, nell’intera giornata di mercoledì, del delegato per la Diocesi di Ivrea, Padre Andrea Plichero, che ha concelebrato la Liturgia in Basilica, presieduta da Mons. Ricciardi e animata, come nelle altre occasioni, dal coro nazionale.

Giornate intense, vissute pienamente nell’argomento scelto per il convegno, la relazionalità, che apre all’urgenza della missione nella Chiesa e nel mondo.

Ricordando Papa Francesco, in un messaggio rivolto ai consacrati: “se nella Chiesa ognuno è una missione, ciascuno e ciascuna di voi lo è con una grazia propria in quanto persona consacrata” (02/02/2023), ogni consacrato e consacrata, “icona di Cristo trasfigurato” (Vita consacrata, n 14) è chiamato a testimoniare, nella Chiesa e nel mondo, a seconda della sua speciale chiamata, la radiosa Bellezza di Dio; molte sono le sfide dell’attualità: “non tutti però vedono questa luce (di Cristo). Noi abbiamo il compito stupendo di esserne il riflesso (…) È un compito che fa trepidare, se guardiamo alla debolezza che ci rende spesso opachi e pieni di ombre. Ma è un compito possibile se, esponendoci alla Sua luce, sappiamo aprirci alla Grazia che ci rende uomini nuovi” (Giovanni Paolo II; Novo millennio ineunte, 54), aperti alla relazione, alla novità che Cristo porta nel cuore di ogni credente.

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