Il disturbo dello Spettro dell’Autismo (ASD) ha da sempre interessato studiosi di diversi campi ed aree. Dai bambini descritti nel 1943 da Kanner ad oggi, tanti specialisti si sono impegnati per delineare i sintomi, riconoscerne le cause e progettare interventi utili a sostenere la persona che ne soffre.
Gustavo K. Rohde, professore di ingegneria all’Università della Virginia, coadiuvato da un folto gruppo di ricercatori multiuniversitari, ha recentemente pubblicato una ricerca in cui risulta essere stato sviluppato un sistema in grado di individuare i marcatori genetici dell’autismo. In altre parole, ha decifrato il codice genetico dell’autismo favorendone la diagnosi e il trattamento precoce.
Le ricadute positive sono evidenti: una diagnosi precoce, infatti, consente l’accesso altrettanto precoce agli interventi utili a migliorare la vita delle persone affette da autismo e permette agli specialisti, ma anche a pediatri e insegnanti, di ricevere un’adeguata formazione per riconoscere quei segnali che indicano che qualcosa non sta andando nel verso giusto.
Nella ricerca di Rohde è stato fatto ampio uso dell’intelligenza artificiale che, al servizio della sperimentazione medica, permette di superare ostacoli definiti dai macchinari o dall’impossibilità di simulare quanto accade all’interno di un sistema vivente.
Ora si potranno riconoscere quelle alterazioni che modificano la struttura cerebrale della persona con autismo attraverso una risonanza magnetica innovativa a 3 dimensioni. Lo studio è stato condotto selezionando 208 persone, e questo iniziale successo permetterà ulteriori sperimentazioni e la possibilità di comprendere effettivamente in che modo e quando poter affiancare lo studio delle neuro immagini per la validazione della diagnosi di Disturbo dello Spettro dell’Autismo.
Questi risultati rivelano l’importanza di affiancare agli specialisti nella medicina, tecnici di altre professioni, perché solo l’unione di professionalità trasversali permette di arrivare a conoscenze solo fino a qualche anno fa solo ipotizzate.
Detto ciò, rimarrà sempre fondamentale continuare a sensibilizzare e a formare chi entra in contatto con la primissima infanzia per individuare eventuali segnali di un disturbo del neurosviluppo e permettere l’accesso immediato a percorsi riabilitativi. La tempestività garantisce una qualità della vita migliore alla persona con autismo ma anche a tutta la famiglia. Le scienze, le scoperte tecnologiche, i saperi, nel frattempo continueranno a crescere.