Al ritorno dalle vacanze e con la ripresa del lavoro, mi sono accorto qualche giorno fa che il famoso palo storto di cui scrissi in questa rubrica ben due volte, è stato sostituito con un altro palo, non più di legno come il precedente e ora piantato dritto.

Con una ridda di pensieri in mente mentre guidavo, mi sono detto che evidentemente non tutto andava storto… neppure la mia rotta che mi portava verso la città. In genere controllo l’ora dall’orologio da polso, ma col caldo il cinghietto si è squagliato. Poco male, posso monitorare l’ora dal cruscotto dell’auto… più scomodo mi risulta farlo dal cellulare quando sono per strada, perché chissà dov’è nella borsa…

Inevitabilmente la mente mi porta ai bei tempi andati, quando esistevano gli orologi pubblici nelle vie delle città. Pensiamo che a Milano sono ancora tantissimi: circa 1.350, sono gli orologi più antichi d’Europa, installati da Palazzo Marino nel 1873. Sono dunque anche d’importanza artistica, una salvaguardia storica che è entrata a pieno merito a far parte dell’eredità milanese.

Caratteristici nel loro palo verde sormontato da un bell’orologio tondo, semplice ma gradevole, generalmente con un annuncio pubblicitario nel piccolo box sottostante (sono 600 gli orologi muniti di spazio pubblicitario). Qualche problema lo hanno anche loro, perché spesso non funzionano, sono immobili o mostrano l’ora sbagliata. La loro tecnologia ormai è obsoleta: comunicano ad onde radio con la centrale di Mainflingen, in Germania.

La gestione degli orologi milanesi è stata portata avanti per oltre ottant’anni dalla società Ora elettrica, ma nel 2011 un bando promosso della giunta Moratti per cercare l’offerta di gestione economicamente più vantaggiosa è ricaduta nell’ennesimo ciclo dei ricorsi giudiziari.

Senza andare tanto lontano, anzi, rimanendo proprio ad Ivrea torno con la mente a quando arrivavo con il pullman alla stazione ferroviaria e il bell’orologio dell’abbaino dell’edificio ottocentesco dava l’ora giusta. Non ne ricordo altri in città se non quello posto sul boccascena del teatro civico “Giuseppe Giacosa”. Più recentemente ricordo quelli che funzionavano su esercizi commerciali in via Torino che davano oltre all’ora anche la temperatura. Ma ormai con il cellulare sempre in mano, gli orologi “pubblici” sono in via di estinzione dall’arredo urbano, così come sono scomparse le cabine del telefono e… persino le carrozze a cavallo sostituite dagli autoveicoli (sic! sic!).

Nelle campagne invece c’è l’orologio per eccellenza, quello che ancora funziona e quasi sempre è quello del campanile o della chiesa o del palazzo civico. Anche quelli, a differenza degli orologi inseriti negli smartphone che lo fanno automaticamente, dovranno essere ritoccati nella notte dell’ultima domenica di ottobre quando, secondo la convenzione, alle 3 si indietreggerà di nuovo alle 2. E sarà autunno, e sarà inverno.