Ripresa politica difficile per il Governo Meloni: dimissioni del ministro Sangiuliano, veto dei Verdi europei alla nomina del ministro Fitto a vice-presidente esecutivo del Governo di Ursula von der Leyen, scontri continui tra Forza Italia e Lega sul bilancio statale 2025, sull’Autonomia Regionale e lo ius scholae.

Sangiuliano

La Procura di Roma ha trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri con l’accusa dell’ex titolare della Cultura di peculato e rivelazione dei segreti di ufficio; la Corte dei Conti ha aperto un’indagine per danni erariali; è quindi smentita la tesi della Meloni di una vicenda personale tra Gennaro Sangiuliano e la mancata consigliera Maria Rosaria Boccia perché l’intreccio pubblico-privato è stato illustrato a tutti gli italiani dalle TV e dai social: per mesi la signora Boccia ha frequentato il Ministero senza averne titolo, partecipando a riunioni importanti per il G7 cultura in programma a Napoli e Pompei e utilizzando mezzi di trasporto dello Stato; la sua nomina a consigliere a grandi eventi è stata bloccata per l’intervento contrario della moglie del ministro. Ma con quali criteri si scelgono i manager pubblici? Diranno i magistrati se sono stati commessi dei reati, ma sul piano etico-politico è inammissibile una gestione personale dei beni pubblici: il ministro – per la Costituzione – è al servizio dello Stato e di nessun altro!

La Meloni, che continua a privilegiare il ruolo di capo-partito (come nei casi Santanchè e Delmastro), ha poi aggravato il caso inducendo il ministro a concedere sull’inquietante vicenda un’intervista al Tg1: 17 minuti in prima serata di accuse alla consigliera, senza contradditorio e con tanti saluti alla parità di genere. Ma il servizio pubblico può ridursi a difensore d’ufficio di un ministro in difficoltà, a scapito dello spazio attribuito a fatti ben più rilevanti e drammatici, dalle guerre in Ucraina e Palestina alle permanenti crisi sociali (quando il Tg1 dedicherà 17 minuti agli operai della Fiat Mirafiori, da mesi e mesi in cassa-integrazione?).

E la Boccia ha avuto buoni motivi per transitare sulla 7, creando nuovi problemi. Resta il nodo centrale: il bene pubblico viene prima degli interessi di partito e di singole persone, anche se ministri.

 

Fitto

La presidente dell’Europa Ursula von der Leyen ha rinviato di una settimana la nomina del nuovo esecutivo per l’insorgere di alcuni nodi politici; tra questi l’indicazione per una vice-presidenza esecutiva del ministro Fitto. I Verdi europei hanno fatto opposizione chiedendo per il vertice UE la stessa maggioranza che ha eletto la presidente: popolari, socialisti, liberali, verdi, critiche sono giunte anche dai macroniani francesi e da settori socialisti; attendiamo le conclusioni di Bruxelles ma la scelta della Meloni di collocarsi all’opposizione di Europa (anziché astenersi) non agevola il ruolo dell’Italia.

Salvini-Tajani

Il duello tra i due vice-premier continua: sul bilancio, l’autonomia regionale differenziata, lo ius scholae, le pensioni … Il leader della Lega, sfidato in casa dalla minaccia scissionista del gen. Vannacci, spinge sempre più a destra l’asse del Carroccio; il ministro degli Esteri sente a sua volta la richiesta della Famiglia Berlusconi per un ruolo più centrale; la Meloni annuncia vertici settimanali di chiarimento; basteranno?

 

Campo largo

L’opposizione, nonostante i problemi della maggioranza, fa fatica ad aggregarsi per l’esplodere della crisi del M5S, con una sconfessione reciproca tra il fondatore Beppe Grillo e il leader politico, l’ex premier Conte; si parla apertamente di scissione, mentre permane il veto assoluto (lo ha ricordato a Torino l’ex sindaca Appendino) sul ritorno di Renzi nel centro-sinistra; ed anche sul programma sono emerse a Cernobbio divergenze rilevanti soprattutto sulla politica estera: Conte contrario ad ogni aiuto militare a Kiev, Calenda (Azione) chiede all’opposto il sì all’uso di armi anche in territorio russo, la Schlein a metà strada. La segreteria del Pd insiste sull’unità su temi sociali come il salario minimo, la sanità, l’autonomia regionale differenziata e a Torino ha rilanciato i temi etici nella linea radicale Pannella – Bonino (esattamente l’opposto di quello che aveva chiesto Rosy Bindi).

In Francia, in piena crisi politica, da diverse parti si è proposto il passaggio dal Presidenzialismo al sistema elettorale proporzionale; in Italia, se le due coalizioni continueranno a lacerarsi, il modello della Prima Repubblica potrebbe tornare d’attualità, anche per contrastare il dramma dell’astensionismo.