Qualche mese fa, la rivista Wired titolava: “ZiLOG Z80, l’epico microprocessore fuori produzione dopo 48 anni”. Il celebre dispositivo elettronico, rimasto nella storia dell’informatica, sarà infatti prodotto solo fino al 15 giugno 2024. Il suo inventore è italiano, si chiama Federico Faggin e ha una storia personale che si interseca con gli avvenimenti riguardanti l’Olivetti di Ivrea.
Nato a Vicenza il 1° dicembre 1941, è figlio di Giuseppe, insigne filosofo. Nel 1960 conseguì il diploma di perito industriale, specializzazione radiotecnica, all’Istitu-to tecnico industriale Alessandro Rossi di Vicenza e, subito dopo, fu assunto dall’Olivetti e impiegato presso il Laboratorio di Ricerche elettroniche che, inizialmente insediato a Barbaricina nei pressi di Pisa, era stato trasferito nel 1958 a Borgolombardo.
In quegli anni l’azienda stava profondendo il massimo sforzo nella costruzione degli elaboratori elettronici: l’8 novembre 1959 l’ELEA 9003, progettato e realizzato dal gruppo di ricercatori guidati da Mario Tchou, fu presentato alla Fiera di Milano. L’attività del Laboratorio continuò, nonostante la sopravvenuta morte di Adriano Olivetti il 27 febbraio 1960: Tchou e il suo gruppo di ricerca iniziarono a sviluppare un elaboratore di dimensioni, prestazioni e costi più contenuti, destinato ad applicazioni di carattere tecnico scientifico, l’ELEA 6001.
A Borgolombardo Faggin iniziò a contribuire, insieme all’ingegnere triestino Remo Galletti, al progetto di un piccolo computer elettronico digitale a transistor dotato di una memoria magnetica, fino ad assumerne la direzione. Ma l’esperienza al Laboratorio di ricerche elettroniche fu molto breve. Come scrisse Beppe Calogero, allora direttore del personale: “un giorno venne da me Faggin e mi presentò le sue dimissioni perché voleva tornare a Padova e laurearsi in fisica, in particolare su quella dello stato solido. Mi consultai con Galletti e con Tchou e visto il valore di questo ragazzo, decidemmo di dargli un’aspettativa assegnandogli anche una borsa di studio. Quando glielo comunicai ne fu veramente felice”.
Non solo: visto che gli interessi di Faggin erano indirizzati verso la fisica dei materiali, “gli prospettai anche un futuro impiego presso la SGS, un’impresa di componenti a semiconduttori fondata dalla Olivetti insieme con l’ingegnere Frediani, l’allora fondatore e proprietario della Telettra, un’azienda di telecomunicazioni molto avanti nel campo dei ponti radio”.
Lasciata l’Olivetti nel 1961, Faggin s’iscrisse al corso di Fisica presso l’Università degli Studi di Padova, dove si laureò con lode nel 1965.
Nel 1967, come prospettato, Federico Faggin fu assunto dalla SGS di Agrate Brianza che aveva un rapporto di cooperazione tecnologica con l’azienda californiana Fairchild Semiconductor Inc. ed iniziò a progettare i primi circuiti integrati MOS (metal oxide semiconductor), realizzati inglobando in una piastra di materiale semiconduttore, come il silicio, il conduttore metallico. L’anno successivo accettò la proposta dell’azienda di trasferirsi nello stabilimento di Palo Alto e si dedicò allo sviluppo dei MOS basati sulla Silicon Gate technology, che aprirono alla produzione su larga scala dei circuiti integrati, a bassi costi ed alte velocità di elaborazione; nel 1968 progettò il Fairchild 3708, il primo circuito integrato basato su tale tecnologia. Nel 1970 si trasferì alla Intel, azienda con sede a Santa Clara, fino a quel momento leader nella produzione di memorie a semiconduttore.
Faggin diresse il progetto riguardante lo sviluppo del primo microprocessore, denominato 4004 e, grazie all’esperienza maturata in SCS, contribuì in modo sostanziale alla sua realizzazione. La metodologia usata da Faggin nello sviluppo dell’Intel 4004 fu utilizzata per progettare le successive generazioni di microprocessori, a partire dall’8008, il primo microprocessore a 8 bit.
Nel 1972 avviò la progettazione dell’architettura dell’8080 che fu il progenitore della famiglia di microprocessori 80×86 da cui discendono le CPU Intel Core che oggi sono diffuse sui PC e sui laptop in commercio.
Lasciata la Intel a causa di divergenze con la dirigenza, ancora troppo focalizzata sulla produzione di chip di memoria, alla fine del 1974 fondò la ZiLOG, società dedita esclusivamente alla produzione di microprocessori.
Ed il primo ed il più famoso prodotto della ZiLOG fu proprio il microprocessore Z80, nato da un progetto di Federico Faggin e presentato nel luglio del 1976; si diffuse sul mercato in maniera più ampia e marcata rispetto all’Intel 8080 ed ai suoi successori, in quanto la sua architettura a 8 bit prevedeva diversi sistemi integrati nel chip stesso e ciò consentiva di costruire dispositivi con l’aggiunta di pochi altri componenti esterni di supporto. Fu molto popolare negli anni Ottanta: venne utilizzato come CPU delle console di videogiochi (tra le tante, Nintendo e Sega) e di home computer come il Sinclair ZX80 ed il primo portatile della storia, l’Osborne 1.
In seguito, il microprocessore Z80 fu largamente utilizzato negli apparecchi per l’ufficio e per la domotica, negli etilometri, nei terminali per le carte di credito, nelle calcolatrici scientifiche, nei dispositivi per le telecomunicazioni.
Nel 1980 abbandonò la ZiLOG, divenuta di proprietà della Exxon, e nel 1982 fondò la Cygnet Technologies, azienda operante nel campo delle reti neurali; nel 1986 fu uno dei fondatori della Synaptics, azienda che sviluppò touchpad e touch screen e, nel 2004, della Foveon, una compagnia che produceva sensori di immagine per fotocamere digitali.
Premiato nel 2010 dal Presidente Obama con la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione e nominato nel 2019 dal Presidente Mattarella Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nel 2011 ha fondato la Federico e Elvia Faggin Foundation, una organizzazione no-profit dedicata allo studio scientifico della coscienza.
Bill Gates disse di lui: “Prima di Faggin, la Silicon Valley era semplicemente la valley”.