(elisa moro) – “Fulget Crucis mysterium – risplende il mistero della Croce”.
Una liturgia profonda, connotata da un intenso clima di preghiera, sottolineato anche dal Vescovo, quella dell’Ordinazione Diaconale di Alessandro Masseroni, seminarista della Diocesi, avvenuta proprio nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, sabato 14 settembre, nella Cattedrale di Ivrea.
“Sì, lo voglio … Con l’aiuto di Dio lo voglio”: con fermezza e commozione sono risuonate queste parole dalle labbra di Don Alessandro, in risposta alle “incalzanti domande della Chiesa” – citando l’omelia di Mons. Vescovo, integralmente filmata – “che richiamano gli elementi essenziali del cammino diaconale, in vista di quello sacerdotale”.
Presenti a questa solenne Liturgia, presieduta da Mons. Edoardo Cerrato, anche i Vescovi Roberto Farinella di Biella, Lorenzo Piretto, emerito di Smirne e Pier Giorgio Debernardi, emerito di Pinerolo, oltre a numerosi Sacerdoti, in primis il Vicario Generale della Diocesi, Mons. Gianmario Cuffia; presente anche il vice rettore dell’Almo Collegio Capranica, Don Diego Pinna, e diversi alunni dello stesso Collegio, lo stesso frequentato da Alessandro, che hanno curato nei dettagli la liturgia, resa più solenne dalle voci della Cappella Musicale, diretta dalla Maestra Ausilia Fiorina e dal Maestro Alessandro Veneri all’Organo.
Notata anche la gentile presenza del Primo Cittadino di Ivrea, Avv. Matteo Chiantore.
Momenti intensi, come al canto delle Litanie dei Santi, dove l’ordinando, prostrato a terra dinanzi all’altare, citando le parole di Mons. Edoardo, domanda a Dio che “la sua vita si spalanchi all’amore di Colui che lo ha scelto e chiamato ad essere di Cristo ancor più intimamente e fortemente di prima”.
Un gesto antico, quello della prostrazione, di dono totale e assoluto, di “appartenenza a Cristo, nel cuore e nelle opere”, che ben si sposa con la festività liturgica della Croce vittoriosa di Cristo, del dono d’amore più grande.
Come ricorda l’Evangelista Giovanni “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché gli uomini siano salvati” (cfr Gv 3,16). Il Figlio di Dio s’è reso vulnerabile, prendendo la condizione di servo, obbedendo fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8).
E’ per la sua Croce che siamo salvati, appartenendo a Lui, divenendo come Lui, immagine del Servo fedele, che redime l’uomo attraverso il dono stesso della Sua vita.
Riprendendo un’omelia di Papa Benedetto XVI, proclamata a Lourdes nel 2008 (proprio il 14 settembre di quell’anno), “la Chiesa ha ricevuto la missione di mostrare a tutti questo viso di un Dio che ama, manifestato in Gesù Cristo. Sapremo noi comprendere che nel Crocifisso del Golgota è la nostra dignità di figli di Dio, offuscata dal peccato, che ci è resa? Volgiamo i nostri sguardi verso il Cristo. È Lui che ci renderà liberi per amare come Egli ci ama e per costruire un mondo riconciliato”.
Solo comprendendo che la Croce è un autentico e profondo dono immenso di amore, della “vastità dell’amore di Dio”, per usare le parole del Vescovo, si coglie in pienezza il senso della Liturgia di ordinazione, dove il candidato è chiamato ad entrare, con la sua stessa vita in questa sequela.
Divenendo dono, imitando costantemente Cristo si può affermare, con un Padre della Chiesa che la Croce è un “tesoro” (cfr. Sant’Andrea di Creta, Om. 10), poiché “nella Croce c’è la salvezza; nella Croce la vita; nella Croce la difesa dai nemici; nella Croce l’infusione della dolcezza celeste; nella Croce la pienezza di ogni virtù; nella Croce la perfezione della santità” (De Im. Christi, Libro II, XII).
Il cuore di tutto il mistero è proprio l’Eucarestia, pienezza di questo mistero, come ricorda Papa Benedetto:
“Egli dona sé stesso, e non solo in un passato lontano. Nella sacra Eucaristia ogni giorno realizza questo”, rendendo partecipe ogni battezzato e, in modo speciale, il neo diacono, da oggi chiamato a toccare, con le sue stesse mani, il Corpo e Sangue di Cristo, unendo sempre più la sua vita a quella di Colui che lo ha chiamato.
Un programma di vita incentrato sulla carità, sul servizio, sul farsi dono, per il neodiacono, che, in vista del ministero sacerdotale, continuerà gli studi presso l’Almo Collegio Capranica di Roma, iniziando il biennio per il conseguimento della Licenza in Teologia Fondamentale.
Con lo sguardo e gli occhi protesi sul mistero della Croce, albero vittorioso, segno di vittoria, Don Alessandro da oggi è chiamato al servizio della Parola e dell’Altare, conformandosi così al Figlio dell’uomo, che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28).
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