(Sr. Serena Munari) – Ottocento anni fa Francesco, in una delle sue quaresime trascorse sul monte de La Verna che gli era stato donato, riceve le Stimmate.

Francesco era in preghiera serrata dal 15 agosto e vi sarebbe rimasto fino al 29 settembre, viveva una quaresima in onore di san Michele arcangelo.

Poco dopo la festa dell’Esaltazione della Croce ha questa visione meravigliosa: un Dio crocifisso eppure felice, visione che lascia una consolazione grande e dei segni significativi sul suo corpo.

Dio ferisce un Francesco già tanto ferito!

Dalla fraternità e la tribolazione della Regola, dalla malaria – ricordino della Terra Santa – dall’infermità agli occhi e dalle cure feroci….

E questo un po’ ci mette in crisi, perché noi dal Signore aspettiamo sempre la guarigione, mai di essere feriti.

Eppure, Francesco, vergognandosi non poco, ci sta.

Si lascia fare da Dio.

Francesco è divenuto un alter Christus non solo perché porta i segni della Passione, ma perché sta imparando da Lui a vivere la vita.

E vivere con il carattere di Francesco non era proprio una passeggiata.

A La Verna Francesco impara a lasciarsi fare, impara a portare le ferite come un segno d’amore.

Impara a cogliere l’occasione di Dio.

Quando noi veniamo feriti, chiediamo immediatamente di essere guariti.

Questa è la grande stoltezza.

Invece un atteggiamento sano del cuore è quello di stare in Dio e portare la tribolazione chiedendo al Signore di far risplendere l’amore di Dio per tutti.

Allora avvengono i passaggi, allora il cuore diventa luminoso.

Allora non perdi l’occasione e non rendi vana la vita.

Le stimmate di Francesco resteranno nascoste per due anni, fino alla sua morte.

Vero che si intuiva, che i frati proprio zitti non stanno, ma lui fa di tutto per tenerle nascoste (era una novità anche per la Chiesa, non c’era una tradizione che potesse rassicurarlo di una condizione inedita).

Questo significa che le Stimmate, non essendo un segno immediatamente pubblico, lo sono innanzitutto per Francesco.

E’ memoriale a se stesso di Un Altro.

Il Signore è carne della sua carne, ma anche Francesco gli appartiene totalmente.

Sono il segno che Lui si fa strada in te.

Sono evidenza che Dio per guarirti deve ferirti.

Le stimmate portano alla coscienza che ci sono tre strade di fronte alla ferita.

La prima strada la conosciamo bene: è la via della lamentela e della rassegnazione.

“Vi prego guardatemi tutti! E no, non c’è niente da fare, come me, nessuno mai”.

La seconda strada appartiene al nostro tempo in modo particolare: è la via della ricerca spasmodica di una cura che funzioni subito e a tempo zero si vuole dimenticare il dolore, quasi si potesse subito superare e inscatolare nell’armadio del passato.

La terza strada è la via della Verna: stare nella ferita, senza relativizzarla e senza assolutizzarla, e fare quei passaggi che solo la verità del momento permette.

E allora ferito, solidale con tutti i feriti della storia, lasci passare la luce di Cristo.

Che possiamo dunque essere luminosi, non di falsa luce nostra, ma che ci sia dato di far passare la luce del Signore nostro, sui passi del suo servo Francesco che a La Verna è stato guarito attraverso una ferita.

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