“Figlio, considera come natura e Grazia si muovono in modo nettamente contrario: la natura riferisce tutto a sé, lotta per sé, discute a proprio favore; la Grazia, invece, riconduce tutte le cose a Dio che è la loro origine. Non presume di sé con superbia, ma, in ogni suo sentimento e in ogni suo pensiero, si sottomette all’eterna sapienza ed al giudizio di Dio”.
Prosegue anche questa settimana il “viaggio” che il Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, ci conduce a compiere alla scoperta dell’ “Imitazione di Cristo”, il testo di epoca medievale che è un vero e proprio scrigno di insegnamenti.
Oggi apriamo il Libro Terzo dell’opera, dedicato all’antinomia tra “uomo vecchio”, che l’Autore chiama “natura” e l’ “uomo nuovo”, identificato con la Grazia.
Una giustapposizione, dunque, che pare analizzata non nell’accezione agostiniana – la cui lezione, peraltro, doveva essere ben nota all’estensore della “Imitazione” – ma letta secondo una visione e, forse, assumendo una “necessità” pedagogica, che mette in luce la doverosità della scelta per le ragioni del bene, lasciandoci alle spalle i condizionamenti di quella che, alcuni secoli più tardi, David Maria Turoldo avrebbe chiamato “carne di peccato”.
Ma ora conviene ascoltare direttamente la parola del Vescovo e, per chi desidera “ripassare” le catechesi delle scorse settimane,
si può cliccare qui per raggiungere il link.
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