La scorsa settimana abbiamo scritto di comunicazione e formazione partendo da un progetto che si intitola “Avogadro Social Club”, che oggi coinvolge tanti studenti in attività formative extra-scolastiche. Un esempio? In occasione del festival letterario #Fuoriluogo di Biella, un’equipe di studenti ha curato la realizzazione di podcast ed interviste ai vari ospiti dell’evento. Un’attività prettamente giornalistica quindi.
Come si manda un ragazzino in pasto alle telecamere per intervistare colossi della letteratura, pronti a divorarlo e a ribaltare la conduzione dell’intervista stessa? Per prima cosa ci vuole pelo sullo stomaco e poi, ma non per minor importanza, una buona formazione. Si parte dallo studio dell’ospite – che cosa ha scritto, come parla, che interviste ha rilasciato, come si pone – e si analizzano gli argomenti di forza e quelli di debolezza. Questo lavoro lo fa l’intervistatore insieme alla redazione, che fornisce i materiali. Ci vuole preparazione e professionalità.
Nel caso degli studenti del liceo questo aspetto è stato notevolmente apprezzato, tanto che alcuni giornalisti di caratura internazionale si sono offerti di contribuire alla formazione di questi ragazzi, risorsa preziosa per il futuro.
Quest’esperienza diventa spunto per riflessioni più ampie e, naturalmente, relative all’ambiente che più ci sta a cuore coltivare: la nostra comune realtà ecclesiale.
Mi diceva un amico prete di mezz’età che in seminario gli avevano insegnato a pregare (come è giusto che sia) ma non a comunicare. Il problema comunicativo ad ogni modo è cardine nelle questioni ecclesiastiche odierne, specie se unito ad un altro termine: la rilevanza. Una redazione, anche solo in fase di formazione, ha comunque il compito di scegliere cosa sia rilevante e cosa no.
Ma come si fa ad essere rilevanti? Se non lo si è si rischia il fallimento perché conosciamo la portata ed assoluta rilevanza del messaggio evangelico; saremmo veramente “geniali” a trasformare in irrilevante ciò che più conta al mondo.
Un primo, semplice e fondamentale passo nell’avvio di una buona comunicazione ecclesiale è quindi riguadagnare rilevanza per restituirla a Colui che per natura l’ha intrinseca. Un lavoro di equilibrio insomma e un buon punto di partenza.