Se la televisione festeggia 70 anni, la radio ne festeggia 100. “Uri–Unione Radiofonica Italiana (poi Eiar e quindi Rai, ndr).
Stazione Radiofonica di Roma, metri 1.425. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera…”. Con queste parole – non dell’annunciatrice ufficiale Maria Luisa Boncompagni, ma, per l’occasione, della musicista Ines Viviani Donarelli, che subito dopo avrebbe eseguito il Quartetto opera 7 di Haydn, primo e secondo tempo – da Palazzo Corrodi a Roma iniziava il Servizio Pubblico Radiotelevisivo e si apriva una nuova era per lo sviluppo e il cambiamento del nostro Paese. Anche la radio ha segnato il ‘900, contribuendo a far crescere gli italiani in cultura, conoscenza del mondo, coesione sociale.
In Italia come all’estero, con l’orecchio proteso allo strumento si sono alternate generazioni all’ascolto di notizie, musica, intrattenimento, dibattiti… La radio ha concorso a far conoscere le storture della storia, ma anche a riunire attorno a sé famiglie, colleghi, comunità che tessevano i fili di un modo nuovo di convivere alla luce (o meglio, alla voce) del moderno strumento.
La radio oggi continua a trasmettere, su frequenze limpide, con palinsesti nuovi, voci e linguaggi attuali, scelte musicali, informazione… ma è quella, fedele ai principi della sua storia, non archeologia, mai vecchia neppure con 100 anni.
La radio digitalizzata corre sul web in concorrenza con la tv che le ha soffiato il centro della scena mediatica, e con i giornali web o i podcast, che pure usufruiscono della rete per arrivare più in fretta e più lontani.
Ci incuriosisce immaginare gli ascoltatori di Papa Pio XII il 24 agosto 1939, quando sulle frequenze radio tentò di scongiurare invano il nuovo conflitto mondiale affermando “nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”.
Oppure “la guerra è finita, ripeto, la guerra è finita – dalla voce di Corrado Mantoni il 9 maggio 1945 –; una notizia straordinaria: le forze armate tedesche si sono arrese agli angloamericani”, ovvero la fine della Seconda guerra mondiale.
Ascoltare la radio è sempre bello!