All’indomani dei dati ISTAT sul nuovo calo delle nascite è stato sottolineato che ormai anche le famiglie migranti in Italia limitano il numero dei figli. Dovremmo preoccuparci di qualcosa? Ed eventualmente: di cosa? Una famiglia migrante in Italia ha gli stessi problemi di quella italiana? I desideri di un genitore migrante sono uguali o diversi da quelli di uno italiano?
Se pensiamo che donne e uomini migranti lavorano un numero superiore di ore dei non migranti a fronte di un guadagno inferiore di circa l’8%, forse ci rendiamo conto che le loro condizioni socioeconomiche non sono così felici da poter dar vita ad una famiglia numerosa. I migranti sono a rischio di essere i nuovi poveri e forse ne hanno avuto a sufficienza di disagi e di discriminazioni per decidere di far vivere la stessa esperienza ad un figlio.
Se la persona immigrata può far fatica a trovare il giusto connubio tra modernità e tradizione non dobbiamo cadere nel pregiudizio che la tradizione sia legata necessariamente ad una famiglia numerosa o altresì, che la modernità debba necessariamente significare la perdita di valori importanti.
Sappiamo che in alcune nazioni del mondo, così come lo è stato anche in Italia fino a poco tempo fa, il numero dei figli era legato alla forza lavoro (o al rischio di mortalità infantile), ma così come sono cambiate le nostre campagne e la necessità di manodopera nel nostro Paese, lo stesso vale per altri Stati. Venendo meno questi presupposti, e anche un sistema di rete familiare allargata (lo stesso discorso vale per le famiglie italiane che si spostano all’interno del paese per motivi di studio e di lavoro), che facilita la condivisione della gestione della fatica e degli interrogativi che un nuovo nato porta con sé, è abbastanza ovvio che il numero di bambini per famiglia sarà più contenuto.
Che le famiglie immigrate, tradizionalmente con più figli delle famiglie autoctone, facciano oggi meno figli, ci fa riflettere (e forse a questo punto preoccupare) relativamente al fallimento di una serie di politiche per la famiglia (tutte le famiglie), che sono state frammentarie, non permettono di avere la sicurezza di contare su un sostegno reale e continuato nel tempo, in cui i servizi di welfare sono deboli… Forse dovremmo comprendere che vale la pena spendersi e battersi per politiche veramente orientate al sostegno delle famiglie e capaci di investire sulla scuola, sulla salute, sul lavoro, perché solo questo potrà permettere alle famiglie, migranti e non, di poter perseguire un progetto di vita sostenibile nel tempo. Se questi investimenti mancheranno o tarderanno ad arrivare o saranno parziali o specchietti per le allodole da campagne elettorale, i dati sulla denatalità rischieranno di essere sempre più allarmanti.