Finalmente torniamo da un cartone animato, e con l’avvicinarsi di dicembre probabilmente aumenteranno con la frequenza… “Flow” è una pellicola “strana”, molto lontana dalle avventure targate Disney e dai cartoon più celebri.

Il regista Gints Zilbalodis è giovane e possiamo descriverlo come un self-made-man (uomo che si è fatto da sé); giunge da un paese, la Lettonia, che conta meno di due milioni di abitanti: lì Zibalodis ha mosso i primi passi nell’industria cinematografica. Ha girato alcuni cortometraggi, sempre autoprodotti, ed è riuscito a partecipare al Festival di Cannes nella sezione “Un certain regard”, con il film di questa settimana, i cui disegni sono bellissimi.

La storia. Non sappiamo dove siamo e di che epoca si tratti: il mondo è una sorta di enorme foresta, a volte, quando piove, giungono spaventose alluvioni. Il protagonista è un gattino nero curioso, che coraggiosamente si inerpica attraverso zone impervie e sconosciute, finché trova rifugio all’interno di una vecchia barca di legno. Lì giungono altri animali: un capibara, roditore sudamericano che si addormenta spesso, un bellissimo uccello serpentario sempre vanitoso, un cane labrador che giunge all’improvviso e cerca l’amicizia degli altri animali, un lemure molto agitato che raccoglie tutti gli oggetti che gli stanno intorno… si studiano, sono diffidenti, ma poi viaggeranno insieme per sopravvivere.

Lungo tutto il racconto è sempre presente un senso di indeterminatezza, e a noi umani che siamo un po’ ansiogeni appare tutto molto incerto. Già: e noi umani, dove siamo nel film? Non ci siamo. Non esiste nulla che indichi la presenza dell’uomo; un tempo forse, chissà. Ci sono in giro antiche costruzioni e i resti di una civiltà abbandonata. Forse il messaggio è che il mondo può fare a meno di noi, mentre la Natura in qualche modo si salva sempre?

Flow – Un mondo da salvare
di Gints Zilbalodis
paese: Francia, Belgio, Lettonia 2024
genere: animazione
durata: 1 ora e 25 minuti
giudizio: bello