(mario zannini) – Domenica 24 novembre, nel giorno della festività liturgica di Cristo Re dell’universo, alla presenza di numerosi confratelli e consorelle del Piemonte occidentale radunati nel monastero di Mater Misericordiae a Vigliano Biellese, abbiamo avuto la gioia di accogliere nella nostra Comunità monastica dei Figli di Dio, due nuovi consacrati: Mariella e Carlo.

Padre Doroteo, che ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, durante la sua omelia ci ha ricordato il significato teologico di questa festa sottolineando che “il Regno di Dio non è di questo mondo e che il Cristo storico appare come un Messia sconfitto (crocifisso)”, non come un re glorioso e trionfante, per cui “anche noi Suoi seguaci siamo chiamati a metterci alla sequela” di un re che ha regnato come il Servo sofferente profetizzato da Isaia (Non ha bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire,.. eppure Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui; per le Sue piaghe noi siamo stati guariti… il Signore fece ricadere su di Lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì bocca; era come agnello condotto al macello – Is 53: 2 – 12).

Anche noi, cristiani e cristiane del XXI secolo, siamo chiamati a camminare in forza del nostro Battesimo rafforzato dalla nostra consacrazione monastica, come ha camminato Lui 2000 anni fa per le strade della Terra Santa, rimanendo uniti a Lui per testimoniare al mondo, con umiltà e misericordia, il Suo infinito Amore “nella consapevolezza che Egli, risorto, vive realmente in noi”, come testimoniato anche dall’Apostolo Paolo (Gal 2, 16.19-21), “sapendo riconoscere il bene anche in chi non si professa cristiano e non crede né a Gesù Cristo né al Suo messaggio evangelico”.

Qual è dunque il significato della consacrazione nella Comunità monastica dei Figli di Dio, così come in ogni altra realtà religiosa della Chiesa cattolica?

Anticamente, in particolare per il popolo ebraico “la consacrazione era un atto col quale una persona veniva destinata all’uso sacro e quindi sottratta all’uso corrente, profano. Consacrati a Dio erano nell’Antico Testamento i Nazirei, i Profeti, i Re e i Sacerdoti” (Dizionario biblico, Feltrinelli, 1968).

Attualmente la consacrazione nella nostra Comunità ci aiuta a prendere coscienza della nostra vocazione battesimale e della grande dignità che ci è stata conferita con il Battesimo che abbiamo ricevuto e che ha dato anche a noi, divenuti figli e figlie di Dio, la possibilità di vivere la stessa vita di Dio.

Come Gesù nel Suo Battesimo al Giordano (Mt 3, 16 – 17) ricevette l’unzione che Lo consacrò re, profeta e sacerdote, così anche noi con la consacrazione nella nostra Comunità religiosa prendiamo coscienza delle potenzialità che il sacramento del Battesimo ha posto in ciascuno e ciascuna di noi, essendo stati unti, come il Cristo, re, profeti e sacerdoti (Vademecum CfD, 2008).

Comunicandoci lo Spirito di Dio, il Battesimo (e la Cresima) sono i sacramenti che mediante i simboli del “bagno di rigenerazione e di rinnovamento interiore per opera dello Spirito Santo” (Gv 3, 5; 3, 26; Rm 6,4) e della unzione con l’olio santo (crisma), ci donano una nuova vita spirituale, simile a quella di Dio.