Nella notte uno scooter, a lungo inseguito da una “gazzella” dei carabinieri, è uscito di strada. Alla guida un giovane senza patente. L’impatto ha causato la morte del passeggero, il giovane Ramy Elgaml. Questa tragica morte ha innescato nel quartiere Corvetto di Milano le proteste violente di gruppi di giovani. La rabbia che è esplosa e la preoccupazione per una più grave degenerazione dei disordini ha fatto evocare i gravissimi incidenti frequenti nelle periferie di Parigi e altre capitali europee. Le autorità hanno promesso nuove misure di sicurezza.

Mi ha colpito innanzitutto la compostezza della famiglia della giovane vittima, che ha fatto appello alla responsabilità, rifiutando ogni atto di violenza. I familiari hanno chiesto giustizia, evitando di partecipare ad ogni manifestazione, anche nelle intenzioni pacifica, pur di evitare provocazioni.

Con poche eccezioni i redattori dei media hanno raccontato la situazione del quartiere evitando di conoscere e descrivere anche quanto di positivo esiste in una zona costituita non solo di case popolari, ma anche, per esempio, di notevoli aree agricoli periurbane.

Infine, pochissimi hanno segnalato la presenza nel quartiere del convento delle Suore di Carità dell’Assunzione, che da vent’anni operano nell’assistenza domiciliare e la cura dei malati, nel sostegno a centinaia di famiglie povere, nell’integrazione dei giovani e nell’educazione dei minori in rapporto con scuole e famiglie. Anche Ramy aveva frequentato il doposcuola delle suore di via Martinengo, dove sorge la loro casa.

Suor Beatrice ha detto in una di queste rare interviste: “Se uno vuol cercare il ghetto a Corvetto, lo trova; ma se uno vuol vedere quello che vive a Corvetto lo vede molto più facilmente, nel senso che c’è tantissima vita. […] Se io guardo un ragazzo solo come quello che distrugge, non lo potrò aiutare a far venire fuori quella voglia di costruzione che ha”.

Le suore di Carità dell’Assunzione nascono dalla fecondità di due carismi, quello di padre Etienne Pernet e di Don Luigi Giussani.
“Padre Pernet trovava nel bisogno della gente […]uno spunto per poter far penetrare in quelle case, in quei rioni, […] l’opera di Cristo, Cristo all’opera” (Luigi Giussani)