(elisabetta acide) – Parlare di Maria, Madre di Dio, mistero di grazia, è sempre accostarsi a qualcosa di “conosciuto” e di “misterioso”, di “antico” e di “nuovo”, a qualcosa di “umile” e di “grande”, e ogni volta, in Maria, “vediamo” il volto umano dell’Amore di Dio.
Maria: la donna pensata e voluta da Dio, madre di suo Figlio.
Maria: donna “pensata” e “voluta” da Dio, “creata” senza mai essere “toccata” dal peccato.
Maria: la donna splendente della Grazia di Dio, nel suo immacolato concepimento “è” di Dio.
Maria: donna “pensata” da Dio dall’eternità.
Maria: donna di Dio.
A lei fu affidata una missione: diventare la madre del Figlio, del Salvatore, di Dio, essere grembo del Verbo, perché il Verbo si “facesse carne”.
Maria è la theotokos, colei che genera Dio, (ricordiamo il Concilio di Efeso del 431 e quello di Calcedonia del 451) colei che “garantisce” l’Incarnazione, di quel Figlio di Dio “nato da donna” (Gal 4,4-5 : meter theou, “madre di Dio”.
Maria è la “vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.“ (Mt 1,22-23 ), come sottolineerà il Concilio di Costantinopoli (Maria sempre vergine – Secondo Concilio di Costantinopoli – 553.)
Maria la madre di Dio, è rimasta “Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua” [Sant’Agostino, Sermo 186, 1: PL 38, 999]: con tutto il suo essere, ella è “la serva del Signore” (Lc 1,38).
E accanto a questi dogmi mariani, ricordiamo anche i titoli mariani: avvocata, ausiliatrice, porta del cielo stella del mattino, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice…
Di Maria “riassume” il pensiero di secoli della Chiesa la Lumen gentium, il documento del Concilio Ecumenico Vaticano II al capitolo VIII: Maria è situata nel mistero della salvezza (Lumen gentium, n.52), “riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa” (LG, n. 53).
Nella Bibbia si attesta il ruolo di Maria nell’economia della salvezza (LG, n. 55).
Per volere di Dio, Maria nasce libera dal peccato di origine; la sua libera cooperazione al piano salvifico di Dio la rende “madre dei viventi” (LG, n. 56).
Maria è al fianco del Signore durante la sua nascita, il suo ministero pubblico e la sua crocifissione.
Resta con i suoi Apostoli fino a quando non riceve lo Spirito Santo e viene infine assunta in cielo (LG, nn.57-59).
Il ruolo di Maria quale madre degli uomini e madre nell’ordine della grazia deriva dal suo ruolo di madre del Mediatore e Redentore, Gesù Cristo.
La sua intercessione prosegue ora nei cieli e quindi ella “è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice” (LG, nn. 60-62).
La Chiesa si rivolge a lei quale “modello di virtù” per progredire nella fede, nella speranza e nella carità (LG, nn. 63-65).
“Per la grazia di Dio, Maria è stata esaltata, dopo suo figlio, al di sopra di tutti gli angeli e gli uomini” (LG, n.66).
Un “riassunto” importante, di secoli di dibattiti e dogmi, di pietà e di esegesi, di tradizione della chiesa, riflessioni bibliche e dottrinali che accompagnano la devozione mariana nella fede ecclesiale.
Mi accosto sempre con grande rispetto, cautela ed emozione a questa donna “Vergine e Madre, figlia del suo Figlio, umile ed alta più che creatura” (Dante Alighieri), per la quale nutro stupore e contemplazione di figlia (ricordiamo i documenti di papa San Paolo VI che ha invocato Maria come “Madre della Chiesa” nella sua Lettera Enciclica Mense maio il 29 aprile 1965, nella sua Lettera Enciclica Christi matri del 15 settembre 1966, e nella sua Esortazione Apostolica Signum magnum del13 maggio 1967).
Maria è, come affermava san Giovanni Paolo II nella sua Lettera Enciclica Redemptoris mater, madre di Dio e madre della Chiesa.
Il Papa infatti, presentava Maria nel mistero di Cristo (nn. 1-24), Madre di Dio che si trova al centro della Chiesa che peregrina sulla terra (nn.24-37).
Maria madre e mediatrice (nn.38-50), aiuto di ogni cristiano (nn.51-52).
Se i primi due dogmi sono frutto della condanna di un errore contrario, decisi da un concilio, i dogmi dell’Immacolata e dell’Assunzione sono frutto di istanza del Sommo Pontefice.
Preparata dall’enciclica Ubi primum del 1849 in cui Pio IX chiedeva il parere dell’episcopato, in merito a questo nuova affermazione, la bolla di definizione recherà la data 8 settembre 1854 con il titolo Ineffabilis Deus, e metterà al centro la fede viva della Chiesa.
Nella parte specifica dottrinale dogmatica, il papa, sottolinea che l’esenzione di Maria dal peccato originale è “singulari onnipotentis Dei gratia et privilegio”: non è “comune” a tutti i cristiani.
Il dogma proclamato con solennità dal Papa rivela che la persona di Maria fin dal primo istante del suo concepimento, è soggetto della Grazia di Dio “ab omni originalis culpae labe praeservatam immunem”.
“A onore della santa e individua Trinità, a gloria e ornamento della Vergine Madre di Dio, per l’esaltazione della fede cattolica, e per l’incremento della religione cristiana, con l’autorità del Signore Nostro Gesù Cristo, dei beati Apostoli Pietro e Paolo, e Nostra, dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, ed in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di colpa originale, è dottrina rivelata da Dio, e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli” (Ineffabilis Deus).
Questa affermazione e dogma, comprende dunque, implicitamente, la sua santità.
A volte, il dogma dell’Immacolata Concezione viene confuso con il concepimento verginale di Maria.
In realtà si tratta di due realtà molto diverse: Maria fu concepita come tutte le creature, attraverso un rapporto di amore dei genitori, ma la sua persona, fin dal primo istante della concezione, fu libera da ogni macchia di peccato.
Altri lo identificano con la verginità di Maria.
Sono entrambe affermazioni vere, ma riguardano realtà diverse: la verginità sottolinea l’intervento miracoloso di Dio nella concezione e nel parto di Gesù ad opera di Maria, mentre l’Immacolata Concezione riguarda lo stato spirituale di Maria in rapporto a Dio, fin dal primo istante, ancora nel seno materno, fu libera da qualsiasi macchia che avesse rapporto con il peccato originale e totalmente ripiena di Grazia.
Nel 1830 apparendo a Parigi in Rue du Bac alla novizia Catherine Labouré, la Santa Vergine affidò alla veggente il compito di fare coniare e diffondere una medaglia che La ritraeva così come appariva.
Intorno all’ovale c’era la scritta: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che a Voi ricorriamo”.
E’ la prima rivelazione privata in relazione al concepimento di Maria senza peccato originale.
Papa Pio IX proclamò la “Donna vestita di sole” esente dal peccato originale, tutta pura, Immacolata.
La proclamazione di questo dogma fu un atto di grande fede e di estremo coraggio che suscitò gioia fra i fedeli della Madonna e qualche indignazione fra i detrattori del tempo.
Quattro anni dopo, il 25 marzo 1858 a Lourdes, Maria stessa apparendo a Bernardette Soubirou, confermò: “Io sono l’Immacolata Concezione”.
Le apparizioni di Lourdes furono la sua prodigiosa conferma che Lei è la “Tutta bella”, “ la piena di Grazia”, priva di ogni macchia del peccato originale.
La festa dell’Immacolata ci ricorda la bellezza dell’atto creativo di Dio: “cosa bella e buona”, prima di ogni peccato, prima di ogni disobbedienza.
Il male non prevarrà.
Dio ha pensato il Bene dall’eternità.
Immacolata: amata da sempre e per sempre.
Le encicliche “Ad diem Illum” (2 febbraio 1904) di san Pio X e la “Fulgens corona”(8 novembre 1953) di Pio XII, precisarono che l’Immacolata Concezione è un privilegio unico riservato a Maria e che in tal modo in Lei si realizza la perfetta redenzione da parte di Cristo.
Sarà Pio XII il 1 maggio 1946 a proclamare, con l’enciclica Deiparare Virginis, che introduceva una consultazione dell’episcopato.
Papa Pio XII il I° novembre 1950, proclamò solennemente il dogma dell’Assunzione di Maria nella costituzione Munificentissimus Deus con queste parole:
“ l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità con uno stesso decreto di predestinazione, Immacolata nella sua Concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del Cielo dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli
La Chiesa è giunta alla piena comprensione delle verità anche grazie all’influsso della fede popolare, tutto il popolo cristiano, infatti, in virtù del Battesimo, ha ricevuto il dono dello Spirito Santo mediante il quale è in grado di operare un certo discernimento, e vaglio critico su verità intrinseche tale da indicare ai teologi le piste della loro ricerca.
Maria “preservata” da ogni “bruttura” del peccato si è dichiarata “serva”, a Servizio della bellezza e della Grazia di Dio: umile, tenace, dignitosa, ha “serbato” ogni dono di Dio, ogni Parola, ogni “pensiero” in lei, per conservare la “bellezza” di Dio in lei.
Grandezza e bellezza di Maria, di una donna, di una ragazza che ha saputo cogliere il dono della “gratuità” di Dio: “piena di Grazia”, è il saluto dell’angelo Gabriele che riecheggia nel Vangelo di Luca.
Dio ha “trovato” e “coltivato” la bellezza di Maria e Maria “trova” la bellezza in Dio, di Dio.
Maria è stata cercatrice accogliente di bellezza ed ha “trovato Grazia”.
La festa dell’ Immacolata concezione di Maria interpella la nostra riflessione: Dio è Grazia, Dio è bellezza, Dio è purezza, Dio è Amore.
Maria è la “piena di Grazia”, la “piena di Dio” e questo ci ricorda che Dio è nella vita, nella storia, nell’uomo.
Impariamo da Maria a diventare “cercatori di bellezza”, di quella bellezza che ci parla di Dio, che ci fa camminare sui sentieri della santità, sulle strade del Vangelo, sulle Parole di Verità.
Impariamo da Maria a diventare “pellegrini di bellezza”, umili messaggeri e missionari, rivestita ed adombrata della Grazia, si mette in cammino, si “fa incontrare”, non va solo “incontro”, si fa “incontro”.
Impariamo da Maria a diventare “pellegrini della fede”, mettiamo le nostre orme dove le ha messe Gesù, facciamoci “inseguitori” di Cristo, per fare come Maria, “conservare” le cose nel cuore, per vivere la Parola nella nostra vita.
Incontrare è uscire da noi, come Maria, “pura”, si è fatta “incontro” per un Dio che viene ad incontrare la condizione umana, si è fatta “accettazione”, per consentire a Dio di “accettare” in tutto eccetto il peccato, la condizione umana.
Impariamo da Maria a “risplendere” della bellezza di Dio, di quella bellezza che si fa umiltà, servizio, che si libera da ogni egoismo per essere “Si”, per essere “Eccomi”.
Impariamo da Maria la “bellezza”: la vita spirituale non è “fare” ma accogliere, “essere bellezza”, riflesso, seppur pallido, creatura amata, di Dio.
Impariamo da Maria a “svuotarci” per accogliere.
Impariamo da Maria a “incontrare” nel silenzio: come quel giorno a Nazaret un messaggero ha incontrato l’Immacolata, colei che preservata per accogliere nel suo grembo Dio , si è fatta grembo per Dio, si è fatta culla, si è fatta dono.
Impariamo a “riempirci” di Dio, non per trattenerlo per noi, ma per farne dono.
Papa Benedetto XVI in occasione dell’atto di venerazione all’Immacolata a Piazza di Spagna a Roma l’ 8 dicembre 2012 affermava: “Maria ci dice che, per quanto l’uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso fino agli inferi; per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre «più grande del nostro cuore” (1 Gv 3,20).
Il soffio mite della Grazia può disperdere le nubi più nere, può rendere la vita bella e ricca di significato anche nelle situazioni più disumane.”
Mettiamoci nelle mani di Dio, come Maria, Immacolata abbandonata al disegno di Dio, abbandoniamoci fiduciosi con il nostro “Eccomi”, sicuri che Maria, che è “presso Dio e presso gli uomini”, saprà essere per noi madre di speranza, sostegno nella prova, consolatrice delle nostre fatiche.