“Stillate, cieli, dall’alto, le nubi facciano piovere il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore” (Cf. Is 45,8). La quarta e ultima domenica del tempo di Avvento, ormai nella Novena che anticipa il Santo Natale, invita ad affrettare il passo e lascia intravedere, nel brano di Vangelo proposto (Lc. 1, 39-45), la venuta del Messia ormai imminente.
“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (v. 39). Non è la fretta ingorda di chi desidera fare presto per poi passare ad altro, ma la premura di chi sa di avere un compito grande da compiere: nel testo latino si dice “cum festinatione – con gioiosa sollecitudine”.
Sant’Ambrogio, commentando la “fretta” di Maria, afferma: “la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze” (Expos. Evang. sec. Lucam, II, 19: PL 15,1560). Tutta la vita di un credente deve essere vissuta in quest’ottica di prontezza, di risposta attenta a Dio; deve avere i tratti di questa “sacra fretta, sapendo che Dio è sempre la priorità e nient’altro deve creare fretta nella nostra esistenza” (Benedetto XVI, 15/08/2009).
“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo” (v.41). La pagina di Vangelo rivela subito la concretezza della parola: non è una visita di cortesia tra due parenti, ma il segno autentico dell’incarnazione del Verbo, una storia vera, fatta di un autentico incontro e rivelatorio. Come ricorda Beda il Venerabile: “Elisabetta è la prima a udire le parole di Maria, ma Giovanni è il primo ad avvertire la grazia di Cristo. Elisa-betta percepisce l’arrivo di Maria, ma Giovanni presente quello del Signore. Le due donne proclamano la grazia, i due bambini la operano” (In Lucam Evangelii Expositio, I, 1).
Il Signore viene, è alle porte; come ricorda il celebre filosofo Kierkegaard: “i due mondi da sempre separati, il divino e l’umano, sono entrati in collisione in Cristo. Una collisione non per un’esplosione, ma per un abbraccio”; spetta ad ogni uomo saper sussultare di gioia per questa straordinaria novità di vita.
Lc 1, 39-48
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».