Avvicinandosi il saluto al vescovo Edoardo, che lascia l’amata Ivrea, ho pensato di rendergli onore, ricordando un grande vescovo che ho conosciuto e apprezzato per la fede, il coraggio, la mitezza e l’amore per il popolo.

Sabato 14 dicembre ha festeggiato i 50 anni di consacrazione sacerdotale l’arcivescovo emerito di Gulu monsignor John Baptist Odama. È stata una grande festa di popolo nella città del nord Uganda, tristemente nota per essere stata l’epicentro di una insurrezione armata che ha sconvolto per oltre due decenni quella regione abitata dalla popolazione Acholi.

Nato nella regione del West Nile, di etnia Lugbara, e ordinato vescovo di Gulu, tra gli Acholi, nel 1999, ha dedicato instancabilmente oltre 10 anni del suo lungo episcopato alla costruzione della pace.

Quando si celebrò la sua elevazione a vescovo, il 2 gennaio 1999, durante l’omelia chiamò a sé un bambino e, sollevandolo affinché fosse visibile a tutti, gli chiese se volesse crescere in una comunità afflitta da violenza, guerra, rapimenti, distruzioni. Il bimbo scosse la testa. Allora monsignor Odama dichiarò come assoluta priorità del suo episcopato il ripristino della pace per il bene dei bambini: “Finché ci sarà un’opportunità per i colloqui di pace, la perseguirò”. Si trattava di dialogare con guerriglieri feroci e implacabili, ma pur sempre figli di quelle terre.

Durante la guerra civile, oltre ad esercitare crudeli e sanguinarie rappresaglie contro le popolazioni civili, i ribelli rapivano i bambini per trasformarli in schiavi e soldati. Si stima che oltre 60mila bambini furono rapiti: molti non ritornarono più alle loro famiglie.

In più di un’occasione, il vescovo si mise in ginocchio davanti a bambini fuggiti dalla prigionia o liberati dai soldati, chiedendo loro perdono per non averli protetti a sufficienza dai pericoli!
Ebbe il coraggio di incontrare i ribelli senza alcuna scorta, pur di aprire il dialogo e conquistare la loro fiducia. Riunì tutti i leader religiosi (Anglicani, Cattolici, Mussulmani, Ortodossi, Pentecostali, Avventisti del Settimo Giorno) in un’assidua attenzione ai bisogni dei più poveri cercando in ogni modo di fermare i massacri e i rapimenti. Si arrivò infine ad una amnistia che permise il ritorno pacifico di oltre 10mila guerriglieri e di centinaia di bambini rapiti.

Poi, dopo tante sofferenze, la guerriglia terminò. Uomo di pace, di preghiera, mite ed umile, paziente, con un grande senso dell’umorismo e paziente, ma risoluto nel difendere i piccoli.

“Beati i miti perché avranno in eredità la terra” (Matteo 5,5)