(ferdinando zorzi) – Le celebrazioni del Giorno del Natale del Signore in Cattedrale si sono concluse con la Santa Messa delle ore 18, presieduta dal vescovo Edoardo (ora Amministratore Apostolico della Diocesi), giunto quasi al termine del suo ministero eporediese, pensiero che era nel cuore di tutti i presenti ed è stato espresso da molti, con sentimenti di gratitudine per ciò che è stato negli ultimi dodici anni.

L’Eucaristia è stata preceduta dai solenni Secondi Vespri, cantati con l’accompagnamento dell’organo, degli ottoni e delle voci della Cappella musicale della Cattedrale. Al termine della preghiera, monsignor Cerrato, con i sacerdoti concelebranti e i ministranti, ha compiuto la statio ad praesepe.

La liturgia è stata particolarmente solenne e partecipata.

Nell’omelia, il vescovo e ora amministratore apostolico, ha esordito riflettendo su una preghiera ricorrente nei giorni della Novena: “Dio onnipotente ed eterno, è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria
e si è degnato di abitare fra noi”. Il Signore è un dono che sta davanti a noi, ma noi siamo chiamati ad accoglierlo. Ci soccorre nella nostra indegnità senza umiliarci, poiché ha condiviso la nostra umanità e ci ama; partecipa delle nostre gioie e delle nostre difficoltà: sentiamo di avere bisogno di Altro.

“La pace che porta il Bambino (la vera pace) è questa – ha proseguito monsignor Edoardo – sono rimessi i tuoi peccati, puoi ripartire come nuovo”. La differenza sta nel modo in cui accogliamo questa Storia, se siamo disposti a cambiare e se, come i pastori di Betlemme, andiamo verso il bambino Gesù. Come loro, abbiamo domande e inquietudini che solo in Lui possono trovare risposta.

Mentre Ottaviano Augusto, a Roma, aveva fatto scrivere “Pax in terris” sulle monete, poiché aveva posto fine alle guerre, gli angeli a Betlemme cantavano “Pax in terra” e annunciavano la pace di Dio, il cambiamento vero, non portato da riforme o rivoluzioni, ma dalla Sua presenza.

Il vescovo ha concluso l’omelia ricordando l’avvio del Giubileo e il gesto del passaggio attraverso la porta, che è Cristo, evento storico e mistero d’amore. Per accoglierlo e viverlo degnamente, dobbiamo metterci nell’atteggiamento umile di Maria e Giuseppe e dei pastori.

Il resto della celebrazione eucaristica è stato vissuto dai molti presenti in questo spirito di comunione e preghiera.