Nell’area riformista del Pd, battuta dalla Schlein nelle “primarie”, si annunciano due iniziative importanti il 18 gennaio, anniversario dello storico appello di don Sturzo “ai liberi e forti”: a Milano un convegno dei Popolari, con Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo, Pierluigi Castagnetti, presidente dei Popolari, gli ex ministri Delrio e Guerini, l’intellettuale cattolico Ernesto Maria Ruffini, il torinese Stefano Lepri …; ad Orvieto un summit di “Libertà eguale”, un’associazione liberal guidata dal costituzionalista Ceccanti (di area cattolica) e dall’onorevole Morando, alessandrino, ex ds molto vicino all’ex presidente Napolitano; interverrà l’ex premier e ex commissario UE Paolo Gentiloni, già numero due della Margherita di Rutelli. I due convegni, a due anni dalle “politiche”, segnalano comunque una sofferenza dell’area riformista e moderata, delusa dal bipolarismo all’americana Meloni-Schlein e preoccupata dall’estendersi dell’astensionismo, che ha ormai raggiunto la maggioranza degli italiani.

Molto esplicite le motivazioni dei Popolari enunciate da Delrio: “La cultura politica dei cattolici democratici può dare molto al Paese, come in altri tornanti storici. Chiediamo una maggiore accoglienza e spazio, nel Pd e anche fuori dal Pd”. In precedenza Prodi aveva denunciato i limiti dell’attuale Pd, troppo simile alla Quercia. Valutando il programma della Schlein, l’onorevole Guido Bodrato aveva segnalato la rottura con la tradizione culturale cattolico-democratica, mentre Rosy Bindi aveva sottolineato le divergenze sui temi etici (aborto, maternità surrogata, eutanasia…). A loro volta i liberal temono che il Pd si arrocchi su una linea di opposizione; propongono invece un programma di governo della sinistra, nella convinzione che l’Esecutivo della destra possa essere superato soltanto con una rinnovata alleanza tra i progressisti e i ceti moderati aperti al rinnovamento delle istituzioni.

Sulla base di queste indicazioni, alcuni media hanno già ipotizzato la nascita della “Margherita due”, ovvero un’alleanza autonoma e pluralista tra laici e cattolici, centro e sinistra. L’ipotesi è in campo, con alcune incognite. Anzitutto la risposta della segreteria dem alle critiche dei riformisti e alle richieste di cambiamento politico-programmatico. In particolare, anche per i difficili rapporti con il M5S dopo la rottura Conte-Grillo, Romano Prodi sollecita il centro-sinistra a scegliere un “federatore super-partes”, non un segretario di partito. Molti intravvedono in queste parole un’indicazione per l’onorevole Gentiloni, che potrebbe mediare tra Schlein, Conte, Bonelli, Renzi e Calenda, ovvero i protagonisti dell’ex “campo largo”.

Il quadro internazionale, peraltro, accresce le preoccupazioni, mentre continuano le guerre. Fa scalpore il ruolo crescente nell’amministrazione Trump dell’uomo più ricco del mondo, il super-miliardario Elon Musk. Per il presidente francese Macron è il nuovo capo della “internazionale nera” in Europa: in Germania sostiene i filo-nazisti AfD, in Austria la nuova estrema destra, in Ungheria il “capo dei patrioti” Orban, “sovranista” anti UE e amico di Putin… Bruxelles è preoccupata perché è chiaro il disegno di paralisi politica del Vecchio Continente.

E l’Italia? La Meloni è molto amica di Elon Musk che l’ha aiutata ad avere un incontro diretto con Trump, suscitando le gelosie dei due vice, Salvini e Tajani: il leader del Carroccio, trumpiano da sempre, si è sentito scavalcato; il leader forzista s’è visto “ignorato” nella sua veste di ministro degli Esteri. Ma quale sarà la politica estera dell’Esecutivo Meloni? Europeista, come chiese il presidente Mattarella, o sovranista modello Musk? E Palazzo Chigi può essere silente di fronte al sostegno americano all’estrema destra europea? Ancora una volta la risposta giunge dal Quirinale, con la presenza del Capo dello Stato in Germania, a ottant’anni dalla scoperta dei lager nazisti, il 27 gennaio 1945.

La politica estera torna ad essere il vero discrimine tra le forze politiche, con differenze significative anche nelle coalizioni: Forza Italia, aderente al PPE della Merkel e della von der Leyen, è lontana dai “Patrioti” di Salvini, Orban, Le Pen; i Pentastellati, collocati a Strasburgo nella Sinistra, sono contro i Dem per il sostegno al nuovo governo europeo.

La richiesta, da Milano ad Orvieto, di programmi concreti, pluralisti, coerenti appare un contributo opportuno ad una politica non leaderistica, caratterizzata dal primato del “bene comune”, a partire dalla definizione di una “pace giusta” per porre fine ai conflitti.