(elisabetta acide) – Indietro non si torna … ma pur “procedendo” occorre forse ricordarci che “siamo umani”.

Credo che il punto di partenza di una riflessione sul recente insegnamento pontificio sull’intelligenza artificiale

Leggi integrale il documento:

Decreto della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano recante “Linee Guida in materia di intelligenza artificiale”

possa essere questo.

Le “frontiere” del progresso sono in continua evoluzione … le abbiamo chiamate con nomi diverse nel corso del tempo, ed hanno interessato e trapassato diversi secoli… ora le chiamiamo AI: Intelligenza artificiale.

E per non essere “sopraffatti”, forse occorre non dimenticarci che come persone, abbiamo compito e dovere di “usare l’intelligenza umana” delle creature a “immagine e somiglianza” del Creatore e provare a usarla bene e con spirito critico non per “negare”, “criticare” o “demonizzare” ma per non farci sopraffare.

Papa Francesco, sempre molto attento, nel 2015 nella sua Lettera Enciclica Laudato si’ si poneva delle domande: “In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere? È terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità”.

E nell’esortazione apostolica Laudate Deum, del 4 ottobre 2024, il Pontefice affrontava nuovamente il tema in modo decisamente accorto e preciso:

L’intelligenza artificiale e i recenti sviluppi tecnologici si basano sull’idea di un essere umano senza limiti, le cui capacità e possibilità si potrebbero estendere all’infinito grazie alla tecnologia.

Così, il paradigma tecnocratico si nutre mostruosamente di sé stesso”.

Non “preoccupazioni” ma analisi lucide e attente al futuro, ma soprattutto all’ essere umano ed all’ utilizzo dell’ AI nei diversi ambiti che interessano la vita dell’uomo e del mondo.

Proprio in quest’ ottica, il 23 dicembre 2024 sono state emanate con un decreto, N. DCCII della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, le Linee Guida in materia di intelligenza artificiale”.

Entusiasmo, fascinazione ma anche cautela e attenzione: un orientamento per fornire quelle “linee” importanti ed essenziali per un utilizzo consapevole ed attento verso una opportunità che deve essere rivolta al bene comune.

Mi sovviene una immagine, quella della “tana del Bianconiglio” nella quale Alice nel romanzo di Carroll si avventura.

Un “viaggio” nelle possibilità che forse, non ci consente di “vedere” l’uomo oltre le possibilità.

Bella l’avventura di Alice, anche istruttiva sotto certi aspetti, co-struttiva nell’ottica dello “sguardo” oltre le cose, ma proprio come quella “chiave di accesso” per quella tana, anche noi, forse dobbiamo trovare la “chiave” etica che ci consenta di conoscere, utilizzare, agire con consapevolezza, per trarre il bene da questa nuova “frontiera” tecnologica.

Per non “smarrirci” o rimanere “confusi” ed “abbagliati”, abbiamo bisogno di una “bussola” che ci aiuti a riflettere per a nostra volta essere in grado di scegliere e provare a scegliere bene per il bene e le Linee guida di recente pubblicazione, offrono proprio una “chiave” per consentire un accesso consapevole all’ AI (o almeno hanno il coraggio della “sfida”).

Cambiamento e progresso, dunque, che non devono mai farci dimenticare la priorità della persona nella sua interezza, nella sua dignità, nel suo anelito della giustizia e del bene, dell’ equità e delle opportunità di utilizzo e di consapevolezza.

Le linee guida emanate nel dicembre del 2024, in vigore dal 1 gennaio 2025, allora, non si collocano nell’ovvietà di una procedura, ma sono il frutto di una riflessione importante e credo, condivisa, per una consapevolezza fondamentale: non possiamo non avere ben chiare le potenzialità dell’intelligenza artificiale, ma allo stesso tempo l’ambito di azione etica nelle quali collocarle.

Le considerazioni iniziali sono le importanti “premesse etiche” che a partire dai “doni” dell’intelligenza umana della “creatura”, ci aiutano a collocare la “questione”.

Etica e tecnologia dunque, in un’ ottica di azione “umana” per l’ umano, che non dimenticano non può e non deve essere a servizio della tecnologia ma “servirsi” della tecnologia , dei suoi progressi, delle sue azioni.

Principi e fondamenti, che delineano prospettive per fornire, come “riflettori”, l’illuminazione di alcune situazioni in cui si pongono le singole questioni legate all’AI ed al suo all’aspetto etico, ma anche inevitabili aspetti legali, giuridici, sociali, per gli ambiti problematici nei quali può collocarsi l’utilizzo e l’applicazione dell’AI.

Il capo II recante il titolo “Principi generali per materia” che racchiude gli articoli dal 5  al 13, illustra i “Principi” relativi alle diverse “materie” (citiamo ad esempio informazione e trattamento dei dati, ricerca scientifica e sanità, beni culturali, procedure amministrative, attività giudiziaria, sicurezza…), profilano in modo circostanziato le norme e le indicazioni per l’eticità degli orientamenti e l’utilizzo dell’ AI in modo strumentale nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale della persona.

Mi pare di poter cogliere nelle “Linee” un aspetto fondamentale, che ritengo necessario e basilare: non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare che ogni innovazione tecnologica non può e non deve mai superare, prevaricare o sostituire l’essere umano.

Sembra forse una “ovvietà”, ma occorre ricordarlo e ribadirlo: diritti e valori umani non devono mai essere “dimenticati” a favore o in nome del “progresso” tecnologico (in questo caso dell’Intelligenza Artificiale).

Utilizzo etico e responsabile, dunque dell’ AI, che non dovrebbe “sorprendere”, perché le “sfide” della contemporaneità sono l’impegno della Chiesa di riflettere le azioni dell’uomo, senza mai perdere di vista l’importanza “del bene, del buono, del bello”.

Parlare di Intelligenza Artificiale vuol dire allora, parlare della vita, della persona, del mondo e dunque, la Chiesa ha il preciso compito e dovere di parlare all’uomo e dell’uomo nella sua “quotidianità”, con le sue “sfide”, con i suoi dubbi, con le sue “possibilità”.

Qualcuno le ha chiamate “regole” dell’utilizzo dell’AI in Vaticano, preferisco la denominazione “Linee guida” perché sono il “quadro di riferimento” che apre il senso critico della libertà e della responsabilità, che sono gli aspetti importanti e sostanziali della vita della persona.

L’attenzione e il “quadro” di riferimento delle Linee Guida, credo, si possa collocare in modo serio e rigoroso, sulla scia dell’impegno del Santo Padre e della Santa Sede di non semplificare, banalizzare o al contrario vietare, utilizzi volti al bene, alla pace, allo sviluppo sociale, ma al contempo, generare consapevolezza che parlare di AI vuol dire anche affrontare aspetti tecnici ed etici complessi ed inevitabili e profonde incidenza ed implicazioni ambientali e sociali.

Il santo Padre, papa Francesco, a cui il tema evidentemente sta a cuore (come del resto è giusto che sia, proprio perché a lui sta a cuore la persona considerata nella sua interezza e dignità), a dedurre dai numerosi interventi e ripetuti riferimenti nei suoi documenti e riflessioni, ci sollecita alle riflessioni critiche:

il progresso della scienza e della tecnica … porta, dunque, al miglioramento dell’uomo e alla trasformazione del mondo” anche se occorre non dimenticare che  

i progressi tecnico-scientifici …stanno mettendo nelle mani dell’uomo una vasta gamma di possibilità, alcune delle quali possono rappresentare un rischio per la sopravvivenza e un pericolo per la casa comune”.

Il santo Padre, non esita a domandarsi ed a domandarci:

“Quali saranno le conseguenze, a medio e a lungo termine, delle nuove tecnologie digitali? E quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace?”. (discorso 1 gennaio 2024 nella 57.ma Giornata Mondiale della Pace).

L’ “ardua sentenza”, non può essere lasciata ai posteri.

Occorre che tutti noi, con competenza, attenzione e analisi etica, proviamo a “leggere” le implicazioni future prossime e lontane, il bene va “costruito” ed analizzato, non “oltre” le frontiere, ma “nelle frontiere dell’umano”.

L’impegno dell’uomo è quello di adoperarsi per promuovere lo sviluppo integrale della persona umana a favore dell’umano e dunque utilizzare le applicazioni e innovazioni dell’ AI nei diversi ambiti e campi, senza scordare che le “macchine” non possiedono etica e dunque, spetta all’uomo “indirizzare” con consapevolezza le decisioni morali, in quella meravigliosa avventura che possiedono e che chiamiamo vita, con le sue infinite possibilità, sentimenti, relazioni, scelte e libertà.

Ed allora le coraggiose Linee Guida, che affrontano il tema dei “rischi ed opportunità”, ci accompagnino nel nostro “viaggio” in quella “tana”, per non dimenticare che non è solo un problema di “definizione”, come per altro le Linee ci hanno fornito in modo chiaro e chiarificatore nell’ articolo 2 punto a-b-c che meritano una lettura attenta, anche solo per la chiarezza e semplicità espositiva, quasi un manuale per non addetti ai lavori, ma perché ci aiutano a  scoprire e non dimenticare l’approccio antropocentrico ed etico della nostra logica umana e cristiana

“conforme al rispetto della dignità umana, del bene comune e sia ispirato ai principi di responsabilità etica, trasparenza e proporzionalità dell’azione amministrativa

(articolo 1 delle citate Linee).

Mi permetto ancora una considerazione e riporto quasi nella sua totalità art 4 delle Linee recanti “Divieti di utilizzo dell’intelligenza artificiale” vieta nel dettaglio le seguenti pratiche:

“l’uso di un sistema di intelligenza artificiale per trarre deduzioni generali di ordine antropologico con effetti discriminatori sulla persona; l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che utilizza tecniche di manipolazione subliminale idonee a provocare alla persona o a un gruppo di persone un danno fisico o psicologico; l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che precluda alle persone con disabilità di accedere all’intelligenza artificiale e alle relative funzionalità ed applicazioni; l’uso di un sistema di intelligenza artificiale che, attraverso il trattamento del dato, crei disuguaglianze sociali, degradando la dignità umana e violando i principi fondamentali dell’uomo.”

Mi sovviene allora una riflessione su di un paradosso apparente: davvero occorre “specificare” questi “divieti”?

Pensavo che quell’intelligenza, quell’umanità, quell’etica, quel rispetto… di cui ci vantiamo come esseri umani bastassero… pensavo non occorresse “vietare” per “rimanere umani”, davvero abbiamo bisogno di vietare espressamente l’uso dell’AI per interventi che non possono “dirsi umani”?

Forse sì.

In alcuni casi ci siamo fatti “prendere la mano”, ed allora occorre forse, ripensare e ri-organizzare in modo serio la riflessione.

E allora forse abbiamo davvero bisogno di ascoltare un monito autorevole, idoneo a tracciare la strada, mettere (si passi l’espressione) i “paletti” per fare coesistere umanità e tecnologia, di lavorare in modo congiunto affinché il futuro faccia convivere le “basi dell’umano” da parte di sviluppatori ed utilizzatori dell’AI. Per un uso etico e responsabile in ogni ambito della sua applicazione che non deve mai farci dimenticare la dignità e l’uguaglianza di ogni essere umano.

L’uomo è saggezza, intelligenza e scienza, azione e pensiero, riflessione etica e azione, è “scintilla divina” di creatura… non diventiamo “automi”, coltiviamo il nostro “umano” e lasciamo che gli “strumenti” ci aiutino a migliorare vicendevolmente la nostra vita.

Sicuramente l’ AI migliorerà la nostra vita, aprirà frontiere di speranza, ma nessun “occhio artificiale” eguaglierà mai lo sguardo umano, nessun algoritmo ci garantirà mai l’emozione di una carezza , nessun comando vocale sostituirà mai le parole del bene…

Sicuramente l’AI ci offrirà “possibilità”, ma nulla potrà mai sostituire la bellezza e la forza della speranza, della libertà, della fatica ma anche della gioia della scelta, dello sbaglio, dell’errore, della ri-salita, della vita.

Le “macchine” forse sono più “veloci”, più “performanti”, hanno “sequenze logiche immediate”, ma nulla potrà mai eguagliare la bellezza dell’essere umano, la sua creatività, la sua fantasia, la sua imprevedibilità…

Preferisco l’errore e la fragilità al freddo calcolo della macchina che non sbaglia, ma che delude per troppa prevedibilità.

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