“Cari studenti e cari genitori, è vicino il momento in cui dovranno essere effettuate le iscrizioni al primo anno dei diversi ordini e gradi di scuola – si legge in un messaggio della Cei -, un appuntamento che comprende anche la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica (Irc).

Cogliamo l’occasione per invitarvi ad accogliere questa possibilità, grazie alla quale nel percorso formativo entrano importanti elementi etici e culturali, insieme alle domande di senso che accompagnano la crescita individuale e la vita del mondo. Il tutto, in un clima di rispetto e di libertà, di approfondimento e di dialogo costruttivo”.

Il messaggio della Presidenza dei vescovi italiani fa accenno al Giubileo del 2025, ricordando che si tratta “di un evento dai forti significati non solo religiosi, ma anche culturali e sociali, a conferma di come il messaggio cristiano parli all’uomo di oggi non meno di quanto abbia inciso in passato nella storia e nella cultura nazionale e mondiale”. Il Giubileo è anche sinonimo di riconciliazione, pace, dignità umana, giustizia, salvaguardia del creato.

Per il mittente del messaggio il tema della speranza provoca il tema dell’educazione in generale e della scuola in particolare, perché lì si formano le coscienze e si pongono le basi della vita adulta. Nascono domande: quale speranza dà senso all’esistenza? Dove è possibile riconoscere e trovare ragioni di vita e di speranza? Quale alleanza sociale per la speranza, perché sia inclusiva e non ideologica?

La scuola non è estranea a queste domande e l’Irc dà loro spazio attraverso docenti che sono “testimoni di speranza, che uniscono alla competenza professionale l’attenzione ai singoli alunni e alle loro domande più profonde”.

La Cei li ringrazia per la loro missione di accompagnamento a chi sta crescendo, a chi si sta formando un giudizio sulla vita e sulle cose, a chi ha bisogno di non soffocare il cuore e di non spegnere i sogni. L’Irc è anche motivo per “ritrovare la fiducia e il coraggio di aprire le famiglie, le scuole e tutte le comunità a nuovi orizzonti di collaborazione e di speranza”, abbandonando il pregiudizio con cui viene affrontato, la negligenza di non volerlo conoscere, lo scarto a priori, chiarendo anche la differenza rispetto al catechismo parrocchiale… per non perdere una opportunità offerta.