Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mare Grande” (Ez. 47, 10).
In questa V Domenica per annum l’evangelista Luca focalizza l’attenzione su una nuova rivelazione che Cristo fa di se stesso, come di Maestro e Guida della Chiesa, attraverso il segno della pesca miracolosa, prefigurazione della Chiesa, che “riceve da Lui le reti della Parola di Dio e le getta nel mondo, come in un mare profondo, raccogliendo tutto quel numero di cristiani” (Sant’Agostino, Discorso 248).

La folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio”. Letteralmente , nel testo greco, la folla “lo premeva” (“epikéisthai”, presente in Luca 23,23, quando la folla premerà per farlo crocifiggere), desiderosa di ascoltare il Suo insegnamento, la Sua Parola. Sale sulla barca ferma degli Apostoli, ormeggiata, segno della deludente pesca non riuscita e “prova compassione”
(cfr. Mt. 9, 36), mettendosi a predicare. “Quante volte – ricorda Papa Francesco – anche noi restiamo con un senso di sconfitta…Che cosa fa allora il Signore? Sceglie proprio di salire sulla nostra barca. Proprio quella barca vuota diventa il pulpito da cui proclama la Parola” (6/02/2022).

Disse a Simone: prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca” (v.4). Il Signore domanda a Pietro, e con lui ad ogni credente, di dirigersi verso il profondo, “duc in altum” (in greco “eis to bàthos”), senza accontentarsi della superficialità. “Mi portò al largo, perché mi vuol bene” (Sal 18 (17, 20) cantava già il Re Davide: questo comando di Cristo porta al cuore stesso della sequela, del discepolato, della fiducia verso Gesù Maestro, specialmente nei momenti di cocente delusione, anzi “è particolarmente in tali momenti che occorre aprire il cuore all’onda della grazia” (cfr. Novo millennio ineunte, 38). “Largo” o “profondo” (è sempre lo stesso termine “bàthos”) è anche il cuore di Dio, come ricorda San Paolo: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio!” (Rm 11,33).

Solo facendo realmente esperienza della profondità incarnata dell’Amore di Dio, si diventa capaci di “portare gli uomini fuori dal mare salato di tutte le alienazioni verso la luce”, testimoniando che “non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo” (Benedetto XVI, 24/04/2005).

Lc 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».

Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti
quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone.

Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.