Egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). La pagina di Vangelo della VII Domenica del T.O. (Lc. 6, 27-38) crea un collegamento immediato con il testo delle Beatitudini, evidenziandone il pieno compimento, attraverso alcuni imperativi espressi da Gesù: “amate, fate del bene, benedite e pregate” (v. 27-28).

Amate i vostri nemici” (v. 27). L’amore senza condizioni, senza riserve, porta con sé una grande ricompensa: essere figli del e nel Padre. “Amare gli amici lo fanno tutti, i nemici li amano soltanto i cristiani”, affermava Tertulliano (Ad Scapulam 1,3): queste parole risultano veramente troppo complesse, quasi impossibili da vivere autenticamente, sembrano eccedere le stesse capacità umane. Papa Benedetto XVI affermava (18/02/2007) che “la proposta di Cristo in realtà è realistica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo “di più’ viene da Dio: è la sua misericordia” .

L’amore verso il nemico può esserci solo a partire dall’amore (agàpe) che Dio ha riversato, in misura traboccante, nel cuore di ogni credente, “mentre eravamo ancora peccatori” (Rm. 5, 8). “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro” (v. 37). L’aggettivo che Luca usa qui per indicare “misericordioso” è oiktìrmon, che traduce l’ebraico rahamim (le viscere materne). La misericordia di Dio ha dunque in sé sia la dimensione della paternità, ma anche ricordando il Beato Giovanni Paolo I, della maternità (cfr Is 49,15), invitando ogni discepolo a “diventare segno, testimone della sua misericordia” (Papa Francesco, 21/09/2016), di questo amore senza limite.

La vera nonviolenza cristiana non è allora un atteggiamento di pura passività o di indifferenza di fronte al male e “ai solchi di odio” (San Giovanni Paolo II, 7/01/2001) che spesso connotano anche le relazioni interpersonali più prossime; essa diventa l’atteggiamento di chi è stato attraversato da quella misura traboccante di misericordia (cfr. v. 38), consapevole che “alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore” (San Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore, 57).

Lc 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».