(testo di Renato Scotti – immagini di Laura Giolito, Sara e Marta Forloni, Sara Vallero, Lina Gianetto, Fabrizio Salono, Eleonora Mila) – All’insegna del Carnevale, la seconda quindicina di febbraio e i primi giorni di marzo, a Villareggia, Mazzè e Tonengo, sono stati fitti di eventi organizzati dai comitati locali in collaborazione con le parrocchie affidate alla cura pastorale di don Alberto Carlevato.
Domenica 23 febbraio si è svolta la Festa in maschera organizzata dal Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze (CCR) di Villareggia.
L’evento, dedicato al divertimento dei più piccoli, ha voluto anche sostenere, mediante la vendita dei “Braccialetti dell’Amicizia”, il progetto “Ruote di Speranza per Greta”, una raccolta fondi sostenuta dall’associazione Noi Ci Siamo ODV per l’acquisto di una carrozzina elettronica per Greta – una ragazza 13enne villareggiese che dalla nascita convive purtroppo con una patologia genetica neuromuscolare degenerativa – che le consentirebbe maggiore autonomia di spostamento.
Ulteriori informazioni e indicazioni per contribuire con una donazione a questo importante progetto sono reperibili all’indirizzo
https://noicisiamodv.it/greta-combatte-la-sma/.
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Sabato 1° marzo ha invece avuto luogo a Mazzè il Carnevale dei bambini, sempre ben organizzato dalla locale Proloco.
Il periodo carnevalesco in Canavese è caratterizzato da tempo immemore dalla tradizionale distribuzione dei fagioli grassi.
La ghiotta tradizione è mantenuta viva nelle nostre comunità: le fagiolate di Barengo e Tonengo si sono svolte, rispettivamente, domenica 16 e 23 febbraio; domenica 2 marzo è stata la volta di Villareggia; chiuderà Mazzè il prossimo 9 marzo.
Martedì 4 marzo, “martedì grasso”, il Carnevale, con i suoi eccessi e le sue “abbuffate”, terminerà lasciando il passo al Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima (fa eccezione la diocesi ambrosiana, in cui il Carnevale termina il “sabato grasso” e l’imposizione delle ceneri avviene invece la prima domenica di Quaresima).
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Gli orari delle celebrazioni quaresimali (Mercoledì delle ceneri, Via Crucis del venerdì, processione e santo Rosario al cimitero a metà Quaresima, celebrazioni della Settimana Santa) e delle cene povere – il cui ricavato è destinato alla missione Centro di Betlemme a Mouda, in Camerun, che dal 2002 è gestita in collaborazione con l’Associazione Internazionale dei Silenziosi Operai della Croce – sono disponibili sul sito
http://paremmetivi.altervista.org/
e ad esso si rimanda.
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La Quaresima è il tempo liturgico penitenziale per eccellenza.
La Chiesa comanda di intensificare la preghiera e di osservare le giornate di astinenza e di digiuno, incoraggiando anche le elemosine e altre opere di carità spirituale e materiale.
Qual è il senso della penitenza?
La penitenza cattolica non è autolesionismo, non è ricerca del dolore, né è fine a sé stessa.
Nell’enciclica Paenitemini (17 febbraio 1966), San Paolo VI ricorda che la penitenza è innanzitutto partecipazione ai patimenti di Gesù, alla cui sequela «ogni cristiano deve rinnegare se stesso, prendere la propria croce (…); trasformato in tal modo in una immagine della sua morte, egli è reso capace di meritare la gloria della risurrezione. Seguendo inoltre il Maestro, dovrà non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò e diede se stesso per lui, e dovrà anche vivere per i fratelli, dando compimento “nella sua carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo… a pro del suo corpo che è la Chiesa”».
Fin dall’Antico Testamento, la penitenza è atto religioso, personale, che ha come termine l’amore e l’abbandono in Dio, anche quando l’uomo vi ricorre «dopo il peccato per placare l’ira divina, o in occasione di gravi calamità, o nell’imminenza di particolari pericoli» o per ottenere grazie da Dio.
E nel Nuovo Testamento è Gesù stesso ad insegnarla e a praticarla, poiché «prima di iniziare il suo ministero, passò quaranta giorni e quaranta notti nella preghiera e nel digiuno, e inaugurò la sua missione pubblica col lieto messaggio: “Il regno di Dio è vicino”, cui tosto aggiunse il comando: “Ravvedetevi e credete nel Vangelo”».
L’invito di Gesù alla penitenza e alla conversione è «indeclinabile in quanto egli non soltanto la predica, ma [ne] offre anche esempio».
La vera penitenza è anche, sempre, ascesi fisica perché riguarda tutto il nostro essere, anima e corpo:
«La necessità poi della mortificazione del corpo appare chiaramente se si considera la fragilità della nostra natura, nella quale, dopo il peccato di Adamo, la carne e lo spirito hanno desideri contrari tra loro».
La mortificazione del corpo non è «una condanna della carne, che il Figlio di Dio si è degnato di assumere»; essa, infatti, «mira alla “liberazione” dell’uomo, che spesso si trova, a motivo della concupiscenza, quasi incatenato dalla parte sensitiva del proprio essere».
Qui si inserisce il valore del «digiuno corporale», attraverso il quale «l’uomo riacquista vigore e “la ferita inferta alla dignità della nostra natura dall’intemperanza, viene curata dalla medicina di una salutare astinenza”».
La penitenza, in definitiva, è necessaria per l’accesso al Regno annunciato da Cristo, possibile solamente «attraverso quell’intimo e totale cambiamento e rinnovamento di tutto l’uomo, di tutto il suo sentire, giudicare e disporre, che si attua in lui alla luce della santità e della carità di Dio, che, nel Figlio, a noi si sono manifestate e si sono comunicate con pienezza».
Non va dimenticato, inoltre, che penitenza e digiuno, accompagnati dalla preghiera, sono anche la più potente arma di combattimento spirituale per sé e per il prossimo.
Annota infatti Pio XI nell’enciclica Divini Redemptoris (19 marzo 1937) che «quando gli Apostoli chiesero al Salvatore perché non avessero essi potuto liberare dallo spirito maligno un demoniaco, il Signore rispose: “Demoni siffatti non si scacciano, se non con la preghiera e col digiuno”.
Anche il male che oggi tormenta l’umanità non potrà esser vinto se non da una universale santa crociata di preghiera e di penitenza (…) con la possente intercessione della Vergine Immacolata, la quale, come un giorno schiacciò il capo all’antico serpente, così è sempre il sicuro presidio e l’invincibile “Aiuto dei Cristiani”».
In questa prospettiva, dunque, il tempo penitenziale di Quaresima in preparazione alla Santa Pasqua di Resurrezione è certamente anche un tempo di grande grazia perché ci sprona a camminare verso le porte della Salvezza che Gesù ci ha spalancato vincendo la morte.
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Piccolo vademecum
Durante la Quaresima sono di precetto:
- digiuno ecclesiastico e astinenza: Mercoledì delle Ceneri e Venerdì Santo
- astinenza: tutti i venerdì di Quaresima
Il digiuno ecclesiastico consiste nel fare un solo pasto senza carne, a cui è permesso aggiungere la colazione del mattino e della sera. In generale, la colazione del mattino consiste in una bevanda e un po’ di pane; quella della sera in circa ¼ di un pasto normale.
L’astinenza consiste nel non mangiare carne, sughi e estratti di carne, né alimenti conditi con la carne.
Secondo la legge della Chiesa sono tenuti al digiuno le persone dai 18 anni ai 60 anni iniziati; sono tenute all’astinenza le persone dai 14 anni compiuti. Tuttavia, «i pastori d’anime e i genitori si adoperino perché anche coloro che non sono tenuti alla legge del digiuno e dell’astinenza a motivo della minore età, siano formati al genuino senso della penitenza» (Codice di diritto Canonico, can. 1252)
Sono esenti dal digiuno e dall’astinenza i malati, le donne incinte, gli addetti a lavori pesanti, i viaggiatori (in caso di lunghi viaggi). Per altre situazioni è utile consultare un sacerdote.
Inoltre (dal Codice di Diritto Canonico, cann. 1250, 1251, 1253):
- «Sono giorni e tempi di penitenza nella Chiesa universale, tutti i venerdì dell’anno e il tempo di quaresima»
- «Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità»
- «La Conferenza Episcopale può determinare ulteriormente l’osservanza del digiuno e dell’astinenza, come pure sostituirvi, in tutto o in parte, altre forme di penitenza, soprattutto opere di carità ed esercizi di pietà»
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