Ieri è iniziata la Quaresima. Il vescovo Daniele indirizza a ciascuno il suo messaggio che pubblichiamo integrale. In queste righe ricordiamo che Quaresima la si vuole di fraternità, e il piano europeo da 800 miliardi di euro per rafforzare il settore militare stride con l’aumento delle povertà e la cronica mancanza di fondi per il sociale, la sanità e l’istruzione.

Vi è un paradosso: da una parte risorse ingenti per le armi, dall’altra la fatica a sostenere i più deboli. I governi europei, preoccupati dalle tensioni internazionali, giustificano l’incremento della spesa bellica come necessità strategica, ma forse dimenticano che la sicurezza non si costruisce solo con i missili, bensì con la giustizia sociale e la diplomazia.

La Quaresima di fraternità ci invita a scegliere la pace, la solidarietà, la condivisione, che suonano quasi come una provocazione in un continente che sembra aver accantonato l’idea di investire nella cooperazione e nella costruzione di un futuro meno violento.

Utopia? Non un’utopia ingenua, ma una questione di priorità: fino a che punto è accettabile destinare centinaia di miliardi alle armi mentre milioni di persone in Europa lottano contro la povertà? Oggi sarebbe necessario un dibattito serio su come le risorse pubbliche vengono allocate, mettendo al centro l’Uomo e non i conflitti. La corsa agli armamenti di oggi avrà un costo che graverà sulle prossime generazioni, ben oltre le attuali emergenze geopolitiche.

Il riarmo europeo è una scelta che impegnerà risorse pubbliche per decenni, mentre ospedali e scuole lottano con bilanci sempre più magri e il welfare subisce tagli continui… E non si tratta solo di soldi: la militarizzazione del continente segna un cambio di paradigma culturale.

Si investe nella deterrenza invece che nella diplomazia, nella forza invece che nella cooperazione. Le guerre finiscono, ma i debiti restano. I contratti firmati oggi con le industrie belliche vincoleranno i bilanci pubblici per decenni, lasciando ai cittadini del futuro il conto da pagare.

La sicurezza è un valore fondamentale, ma non può essere ridotta a una gara al riarmo, essa nasce da politiche lungimiranti, da investimenti nel benessere delle persone, da un’Europa capace di essere costruttrice di pace e non solo consumatrice di armamenti.