Il National Geografic ha riporta il risultato di recenti ricerche effettuate negli Stati Uniti, secondo le quali i bambini hanno difficoltà a manipolare oggetti come matite, forbici, piccoli cubi, chiudere bottoni… insomma azioni che sono ascrivibili alla motricità fine. E qui da noi è lo stesso?

La motricità fine è quella competenza che permette di usare i muscoli delle dita e della mano, ma anche dei piedi e del viso (soprattutto quelli intorno alla bocca). Si tratta di una abilità altamente raffinata, che ci serve per compiere azioni specifiche e specializzate: infilare con un ago delle perline, cucire, selezionare parti di cibo nel piatto, aprire e chiudere il gancetto della collanina… Perché adesso i bambini sembra non sappiano più usare questa competenza?

Nel suo naturale sviluppo, il bambino acquisisce il controllo della motricità fine attraverso una serie di passi; dapprima lo si vede impegnato in un’esplorazione che si effettua anzitutto con il cavo orale; quindi comincia a ruotare il polso per consentirsi di maneggiare oggetti e di ruotarli per poterli osservare; successivamente, con la “presa a pinza” riesce a compiere azioni usando le punte del pollice e dell’indice. E tanto altro farà con il passare dei mesi. Siamo di fronte ad una competenza innata che necessita però di allenamento costante e continuo per arrivare a movimenti sempre più complessi e precisi.

Alcune innovazioni hanno semplificato e reso più rapide alcune azioni, togliendo però la possibilità di apprendere sequenze da effettuare con l’uso di alcune parti della mano. Lo stesso dicasi per i laboratori a scuola, o per quelli “domestici” (allorquando la zia di turno insegnava a lavorare con l’uncinetto, ad esempio); Per contro, sovente oggi manca anche il tempo da dedicare ad un’azione di pazienza in cui, ad esempio, si costruisce un puzzle o un altro oggetto.

Sottrarre al bambino una serie di esperienze lo lede dalla possibilità di uno sviluppo armonico di tutto il suo essere, dal punto di vista sia fisico che cognitivo perché nella motricità fine è implicata anche l’attenzione, la memoria di lavoro e la coordinazione oculo-manuale così come pure la capacità di attendere e di superare la frustrazione.