Dopo la strage del 7 ottobre 2023 la paura era ritornata nella vita di Wafa Farid Musleh e della sua famiglia.

Quando era piccola scriveva lettere a Gesù, ma non aveva mai avuto risposte. Persa ogni speranza, crescendo, decise di emigrare e lasciare la Palestina. Il marito si oppose. Nel 2013 un gruppo di pellegrini italiani visitò il Caritas Baby Hospital, dove Wafa tuttora lavora.

Ne nacque un’amicizia che l’aiutò a capire quanto era importante essere cristiana palestinese nella terra di Gesù.

L’amico Ettore, uno del gruppo di amici cui si era legata, riesce, nel febbraio del 2024, ad andare a trovare Wafa e la sua famiglia a Betlemme. Da mesi nessuno usciva di casa per la paura: anche per Ettore la situazione appare impossibile e si convince di doverli aiutare ad emigrare. Rientrato in Italia, si confronta con i suoi amici, soprattutto Enrico e Gigi. Devono tornare a Betlemme: nella situazione di assoluta disperazione occorre una parola cristiana, cioè impossibile agli uomini.

A marzo si incontrano con gli altri cristiani di Betlemme. Parlano del mosaico della Chiesa della Natività – noto a tutti i presenti – che rappresenta l’incredulità di Tom-maso. Gesù, appare nel cenacolo e porta la mano dell’apostolo nella ferita del costato. I volti degli apostoli sono pieni di paura e disperazione. Le porte sono chiuse.

Poi distribuiscono un poster del pittore Franco Vignazia. Gesù appare con la ferita nel costato, ma i volti degli apostoli sono quelli di Wafa, di suo marito e degli altri cristiani che guardano Gesù con stupore e meraviglia. La paura è vinta. Wafa è la prima vicino a Gesù in ginocchio, in preghiera. Gesù indica loro la porta aperta, invitandoli ad uscire.

Wafa capisce. Gesù era con lei, con loro, e chiedeva di aprire le porte e andare nel mondo.

Da quel momento Wafa e il marito, e tutti gli amici si dedicano ad incontrare tutti, proprio tutti, mostrando i due mosaici e invitando a vivere e lavorare per la pace e il perdono: gruppi di giovani, scout, anziani… ovunque. Nasce l’associazione “Living stones” per promuovere la presenza dei cristiani in Palestina, affinché continuino ad essere pietre vive nella terra di Gesù.
Dio ha risposto alle mie lettere. Non mi ha parlato, ma mi ha mandato alcune persone, amici che hanno cambiato la mia vita. Dio, così, mi ha liberata dalla paura” (Wafa Farid Musleh)