(Renato Scotti, fotogallery Gabriele Bisco) Sono stati davvero molti i fedeli della Vicaria calusiese e strambinese che hanno partecipato domenica 9 marzo all’incontro con mons. Daniele Salera, vescovo di Ivrea, presso la chiesa giubilare di Betania del Sacro Cuore.
L’incontro è iniziato alle ore 8 con la Santa Messa celebrata dal Vescovo e concelebrata dal pievano di Vische, don Antonio Favrin, e da numerosi parroci della vicaria. Un piccolo imprevisto ha ritardato un poco l’arrivo di mons. Salera, ma ciò ha contribuito a rendere in qualche modo palpabile, con le domande che circolavano sussurrate (“Ma il vescovo? Non è ancora arrivato?”), il vivo desiderio dei fedeli di incontrare ancora, a poco meno di un mese dall’ingresso in Diocesi, il loro nuovo vescovo.
La liturgia è stata animata dalla corale “interparrocchiale” diretta dal Vicario Foraneo Don Alberto Carlevato – parroco a Mazzè, Tonengo e Villareggia – accompagnata all’organo dal M° Sandro Frola che, per l’occasione, ha composto il Salmo Responsoriale cantato durante la celebrazione eucaristica. L’esecuzione dei canti, come sempre impeccabile, è stata molto apprezzata da mons. Salera che ha voluto pubblicamente esprimere il proprio sincero e riconoscente apprezzamento per il servizio svolto.
Il vangelo di questa prima Domenica di Quaresima (Lc 4, 1-13) narra di Gesù condotto dallo Spirito Santo nel deserto, dove per quaranta giorni digiunò e venne tentato dal diavolo. L’evangelista narra le tre tentazioni a cui Gesù fu sottoposto dal demonio al termine del digiuno, quando «ebbe fame».
Commentando questo episodio nella propria omelia, mons. Salera ha innanzitutto voluto ricordare che il tempo di Quaresima è anche il tempo per riscoprire il Battesimo che abbiamo ricevuto, fissando la nostra attenzione su quel passaggio del rito che, nella sua interezza, prevederebbe l’immersione in acqua del battezzato (battezzare, dal greco baptizeis, significa tuffare, immergere).
«Chi è battezzato viene immerso nell’acqua – muore l’uomo vecchio – e riemerge, nasce, l’uomo nuovo in Cristo. In quel momento noi riceviamo la vita divina», che sarà (dovrebbe essere) alimentata, nel corso della nostra esistenza, con la partecipazione alla Santa Messa, l’ascolto «con cuore desideroso» della Parola di Dio e col far passare in mezzo a noi la carità di Dio: ciò accade ogni volta che «scegliamo di non vivere più le relazioni con la dinamica del calcolo, della bilancia, ma chiediamo al Signore di poter essere degni del suo amore, chiediamo che il signore passi in mezzo a noi».
Cosa significhi far morire l’uomo vecchio è esemplificato in quanto riportato dall’evangelista Luca. E, sottolinea il Vescovo, dobbiamo comprenderlo tenendo presente che «quando Gesù entra deserto e sopporta le tentazioni, lo fa per noi e lo mostra a noi». Le tentazioni che ci vengono presentate sono, infatti, in ogni tempo e luogo, quelle a cui pure noi siamo quotidianamente sottoposti.
La tentazione del pane (“Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei il Figliuolo di Dio, comanda a questa pietra di trasformarsi in pane»”, Lc 4, 3) – Gesù è tentato nel momento in cui ha fame, c’è un bisogno materiale, legittimo, è il diavolo è abilissimo ad offrirci perfide scorciatoie, seppur invitanti, quando siamo nel momento del bisogno. Cediamo a questa tentazione, spiega mons. Salera, quando, rispetto ad un bisogno pur legittimo, ci accaniamo sulla realtà, manipolandola a nostro vantaggio «secondo il mondo», facendo a meno di Dio. E «così alimentiamo l’uomo vecchio».
La tentazione del potere (“Il diavolo lo condusse su un alto monte e gli mostrò in un attimo tutti i regni della terra, dicendogli: «Io ti darò tutta questa potenza e tutta la gloria di questi regni, perché a me sono stati dati e li dò a chi voglio. Se dunque tu ti prostrerai per adorarmi, sarà tutto tuo»”, Lc 4, 5-7) – Entriamo in questa tentazione quando desideriamo esercitare il nostro potere, sulle cose, sulle persone. Non riguarda solo chi ha un ruolo pubblico o una responsabilità di comando. L’esercizio del potere può, infatti, essere molto alterato anche nelle dinamiche familiari, nel rapporto fra genitori e figli, fra moglie e marito. «Tutto deve procedere secondo quello che io voglio, e alimento così l’uomo vecchio».
La tentazione su Dio (“Il diavolo lo condusse allora a Gerusalemme e, posatolo sul pinnacolo del tempio, gli disse: «Se tu sei il Figliuolo di Dio, gettati giù di qui, poiché sta scritto: Per te è stato dato ordine ai suoi angeli di proteggerti ed essi ti sosterranno con le loro mani, affinché il tuo piede non inciampi in qualche pietra».”, Lc 4, 9-11) – È la volontà della creatura umana di decidere cosa deve fare Dio, di pretendere di sapere cosa Dio vuole da noi senza mettersi realmente in ascolto della Sua volontà. Nessuno potrà sentirsi estraneo dalle esemplificazioni fatta da mons. Salera: «Immaginiamo che io abbia ben capito che Dio è misericordioso: questo non significa che Dio me le perdona tutte o che io posso fare tutto perché Dio è misericordioso». E ancora: «So che Dio è paziente: questo non significa che io debba spettare del tempo per convertirmi o che io possa rimanere nelle mie cattive abitudini quanto voglio».
Questa tentazione è, in definitiva, la primordiale tentazione dell’uomo di volersi sostituire a Dio (cfr. Gn 3,1-5).
Come non cadere nella tentazione? Come resistere alla prova? Mons. Salera osserva che anche in questo Gesù ci è di esempio e ci dà gli strumenti per far vivere l’uomo nuovo.
La preghiera, fondata sulla Sacra Scrittura, è la via che Gesù ha percorso per reagire al male: «Il “no” secco di Gesù alle tentazioni si fonda sulla Parola di Dio. Il segreto, anche per noi, per vivere e far vivere l’uomo nuovo sarà utilizzare la Parola di Dio». Anziché fondare tutto sulla mia sola forza e volontà (l’atteggiamento dell’uomo vecchio) dirò invece, come uomo nuovo in Cristo, «Signore tu sei mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui io confido. (cfr. Salmo 90 (91))».
Gesù ci insegna ad affidare al Padre, con la preghiera, ogni momento della nostra vita, a non aver paura delle debolezze che affrontiamo, ma a trasformarle in occasioni per rinsaldare ancora di più la relazione filiale con il Padre. Egli stesso, Salvatore unico del mondo, non ha voluto esserlo senza il Padre.
E infine, con un’ultima osservazione sulla debolezza, mons. Salera ha offerto a tutti un’esortazione per il cammino quaresimale e non solo. C’è un legame fortissimo fra le tentazioni vissute da Gesù nel deserto e la Sua morte in croce: «Gesù ci ha salvati vivendo l’esperienza più intensa della debolezza, non vivendo quella della potenza secondo il mondo. (…) Questa via della debolezza dell’uomo che diventa potenza di Dio ci è mostrata nelle tentazioni e sarà la nostra via quaresimale se accoglieremo l’invito a far morire l’uomo vecchio. (…) È nella debolezza dell’uomo e dei mezzi umani che noi, scegliendo la via del Figlio, possiamo far entrare nella nostra vita la potenza del Padre».
Redazione Web
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