Don Gino Casardi è da 20 anni in paese, alla guida della comunità rondissonese. Era il 5 dicembre 1998 quando faceva il suo ingresso ufficiale, accolto dalle autorità e soprattutto dalla gente. Prete lavoratore, con alle spalle un’esperienza come insegnante alla scuola professionale di Castelrosso, don Gino si è subito messo in moto, coinvolgendo nelle iniziative tutta la comunità. Insieme a lui, nella casa parrocchiale che si trova proprio vicina alla chiesa, è vissuta per anni la sorella, mancata qualche tempo fa.

Fin dal suo arrivo, don Casardi ha dedicato molta attenzione, ed energie, alla conservazione del patrimonio artistico-religioso locale: la parrocchiale, bellissimo e raro esempio in terra canavesana di barocco piemontese, la cappella della Beata Vergine delle Grazie, quella di San Rocco e la chiesa di San Francesco e Santa Caterina.

Il primo passo è stato il rifacimento del tetto della parrocchiale, per preservare i preziosi interni dai possibili danni delle intemperie e da infiltrazioni d’acqua; e poi sono venuti gli altri edifici. La piccola – ma particolarmente cara alla devozione dei rondissonesi – cappella della Beata Vergine delle Grazie, dove negli ultimi anni si svolge l’apertura del Mese Mariano che coinvolge diverse parrocchie del territorio: qui don Gino ha voluto il restauro del campanile dalla singolare forma triangolare, e poi del resto della struttura. E’ stata poi la volta della cappella di San Rocco, i cui lavori sono stati eseguiti nell’ambito dell’opera di ammodernamento dell’autostrada Torino-Milano: i restauri sono stati all’epoca inaugurati dal vescovo Arrigo Miglio e dal ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro.

Tante energie e impegno sono stati infine dedicati a un piccolo gioiello, la chiesa dei santi Francesco e Caterina, a lungo dimenticata, e pochi anni or sono riaperta, dopo una delicata fase di restauro, con una Messa solenne celebrata dal vescovo, monsignor Edoardo Cerrato.

Don Gino continua a ripetere che è invecchiato, le energie non sono più quelle di una volta… Eppure in questi ultimi mesi ha accettato di affrontare il compito forse più grande: quello di tentare di recuperare gli interni della parrocchiale dei santi Vincenzo ed Anastasio, dove lo scorso Natale hanno iniziato a staccarsi alcuni fregi dal soffitto. Un impegno gravoso, al quale siamo certi che don Casardi saprà fare fronte, come ha sempre fatto, con l’aiuto della sua comunità, l’energia e la fede che lo hanno accompagnato in questi 20 anni.

Annarita Scalvenzo