“Abbiamo leader di statura europea?”. L’interrogativo inquietante è stato posto dal “Corriere della Sera” dopo l’esame accurato del primo mese di campagna elettorale per il voto del 9 giugno. Emerge la priorità dei temi locali e divisivi, dalla diatriba sul terzo mandato dei Governatori (dal veneto Zaia al campano De Luca) allo scontro tra i poli per la conquista della Sardegna.

Scarse le prese di posizione sul futuro dell’Unione Europea: eppure i grandi problemi non mancano, dalla transizione energetica alla politica comune dei 27 Stati sul debito, sul fisco, sulle attività produttive, sino alle scelte di politica estera e di difesa in un contesto mondiale che sta cambiando rapidamente, con la minaccia di Trump di abbandono dell’Alleanza atlantica e, soprattutto, con il protrarsi della guerra della Russia contro l’Ucraina e l’acuirsi del conflitto mediorientale.

Proprio da Mosca, con la morte del principale oppositore di Putin (“con un pugno al cuore”, scrive il Times citando Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net), sono giunte ombre pesanti sulla politica italiana: il secondo partito di governo, la Lega, ha assunto posizioni piratesche, dapprima negando responsabilità sulla tragedia di Navalny (per il vicesegretario del Carroccio, Crippa, “additare colpevoli mi sembra prematuro e inopportuno”), quindi con il leader Salvini rimettendo il giudizio ai medici e ai magistrati, dimenticando il regime autoritario che guida il Cremlino.

Persino il fondatore Umberto Bossi si è scandalizzato delle posizioni leghiste, ma la Meloni, per evitare la crisi, è andata oltre, lasciando un’immagine di un governo a due velocità: una con le posizioni europee, l’altra contro. La Presidente del Consiglio, quando era leader all’opposizione al governo Draghi, ha spesso segnalato le contraddizioni dell’Esecutivo di unità nazionale promosso dal Quirinale. Ma lo scontro quotidiano FdI-Lega supera ogni dimensione precedente, soprattutto perché chiama in causa il sistema di valori nel Vecchio Continente (libertà, democrazia, pace) contestati dalla politica del Cremlino. A questo si aggiunga l’alleanza di Salvini con l’estrema destra tedesca (AfD), portavoce di una politica xenofoba.

Sul fronte delle opposizioni si sono segnalati nella contestazione a Putin il centrista Calenda e la segretaria del Pd Schlein, mentre il leader pentastellato Conte ha mantenuto una linea più defilata. Intanto la radicale Bonino lavora a una lista unitaria centrista per il 9 giugno, con Azione e Italia Viva, a sostegno del leader liberale francese Macron; tuttavia le distanze tra Renzi e Calenda sembrano incolmabili; a sua volta il Pd deve difendersi dalla nuova formazione di sinistra creata dal giornalista televisivo Michele Santoro.

Per evitare che la campagna elettorale europea sia dispersiva e provinciale, accrescendo la disaffezione degli italiani (si teme un voto sotto il 50%), è indispensabile che le forze politiche compiano un salto di qualità nei temi in discussione.

Al primo posto c’è l’idea d’Europa: in un mondo multipolare, tra Usa, Cina, Russia e paesi emergenti, è immaginabile che i singoli paesi europei, da soli, possano avere un ruolo? I Padri costituenti dell’UE, da Adenauer a Schumann, da De Gasperi a Spinelli, avevano puntato sui “valori” del Vecchio Continente; a questo si aggiunge oggi l’urgenza di contrastare da un lato i venti di guerra, con una politica di pace, dall’altro di contenere la crescente ingiustizia del sistema turbo-capitalista, con una particolare attenzione ai nuovi poveri dell’era tecnologica. Non si può stare con un piede in Europa e con l’altro a difesa dell’autarchia nazionale: sarebbe una partita persa.

L’indispensabile crescita del ruolo di Bruxelles rende ancora più rilevanti i partiti e i leader che siederanno al Parlamento di Strasburgo; per questo appare fuorviante la sfida televisiva tra la Meloni e la Schlein, perché entrambe – come ha ricordato Romano Prodi – non abbandoneranno Roma per il mandato europeo. Rischia di essere un confronto per sconfiggere gli avversari interni (rispettivamente Salvini e Conte). Ma gli elettori sono adulti e vaccinati e attendono di conoscere “candidati veri”.