Sarà capitato anche a voi… di trovarvi nella bella Torino illuminata di notte con i suoi lunghi viali, eleganti e austeri nel contempo. Dopo una commissione protrattasi nel tardo pomeriggio, attorno alle 20 sono finalmente libero di ripartire verso le mie (e nostre) lande.
Salgo in auto e come sempre faccio da 126mila chilometri fa, inserisco la chiave nel cruscotto e via! Dopo circa 5 minuti di marcia imbocco il controviale di Corso Vinzaglio, vedo Via Cernaia davanti a me, ma a quel punto, il termometro del motore della mia macchina è inchiodato sul fondo scala: si accende una spia rossa e sul display appare la scritta “temperatura liquido motore troppo elevata” (Sic)!
Esattamente come nelle astronavi del cinematografo, quando dopo aver colliso con un asteroide nello spazio profondo, suona un’inquietante sirena e il computer indica lampeggiando “Alarm!”. Solo che scendere da un’astronave e aprire il cofano per vedere cosa succede non sarà proprio come parcheggiare l’auto nel controviale di Corso Vinzaglio di lunedì dopo le 8 di sera.
In ogni caso, alzo il cofano e tutto sembra normale: nel senso che è buio e il motore è tutto nero (penso che sia un motore di tipo “diurno” altrimenti l’avrebbero verniciato di bianco per vederci qualcosa di notte). Apro il tappo del liquido di raffreddamento e non fa il solito “psst” della pressione che esce, anche se ho fatto solo qualche chilometro. Anzi, si apre senza problemi, ed esce solo una colonnina di vapore. Poiché l’unica cosa bianca del mio motore è il tubo del liquido di raffreddamento, posso constatare che è completamente vuoto. Così non arriverò mai in Canavese senza fondere!
Mi sovviene che nel baule ho un litro d’acqua per l’emergenza idrica della Penny-Cane, che in questa occasione non è con me e mi aspetta a casa. Svuoto la bottiglia nel serbatoio, salgo in auto, rimetto in moto e ridiscendo per vedere cosa succede: davanti ai miei occhi un’enorme colonna di vapore acqueo si innalza solennemente verso il cielo, come lo sbuffo mostruoso della Balena bianca o un soffione boracifero di Larderello.
Mi precipito a spegnere il motore. Capisco che c’è una perdita grossa: ma dove? Anche alla fioca luce della torcia del telefonino il motore è tutto nero: non vedo niente anche perché ormai ci vedo poco ovunque (l’età gioca i suoi scherzi!). Potrebbe essere la pompa dell’acqua o un tubo che si è staccato. Ho paura di bruciarmi le mani. Buon peso, nel frattempo mi accorgo che… mi scappa, perché col diuretico pietà l’è morta e quel “psst” è stato letale.
Non tengo più. L’auto l’ho parcheggiata casualmente davanti ad un ristorante coreano. Entro e gli chiedo un piatto veloce senza insetti ma soprattutto chiedo la toilette in cui mi catapulto. Esco rinato, mangio non so bene cosa e intanto penso come fare con l’auto.
Dopo venti minuti che armeggio a tastoni col motore, sempre nero ma meno caldo, finalmente in mano mi resta un tubo di gomma tranciato, da cui esce un po’ di liquido. Eccolo, il maledetto! Non mi resta che chiamare il soccorso stradale e tornare dopo mezzanotte in taxi a casa.