(Graziella Cortese)
La nostra rubrica si è occupata della guerra in Siria nel 2018 con il film “Insyriated”, del belga Van Leeuw: da allora non ci sono stati grandi miglioramenti per le condizioni di vita dei cittadini, se si pensa all’intervento della Russia (a favore del regime) e alla Turchia il cui piano prevede la negazione dell’autonomia dei Curdi.
Sullo sfondo di questo scenario si muove la vicenda di Waad, giovane donna siriana determinata e coraggiosa: nel 2009 Waad ha diciotto anni e si trasferisce ad Aleppo per proseguire gli studi universitari alla facoltà di economia…
Poco dopo, nella primavera del 2011, hanno inizio le manifestazioni contro il potere del dittatore Bashar al-Assad. La giovane si unisce ai contestatori e conduce un’importante attività giornalistica di testimonianza e documentazione del conflitto. In piena guerra civile conosce il giovane medico Hamza e se ne innamora, così qualche mese dopo i due giovani decidono di sposarsi. Mentre il conflitto diventa sempre più cruento, tra le macerie della città, Hamza dirige un ospedale in costante emergenza e Waad si scopre incinta. Ora le decisioni da prendere sono tante, e il tormento della protagonista si riflette sulla luce della piccola videocamera.
Ma dopo nove mesi nasce Sama, il cui nome significa Cielo, che diventa una bimba dal viso buffo, dagli occhi curiosi e talmente abituata agli scoppi degli ordigni bellici, da non spaventarsi più.
Waad, con questo film, ha voluto scrivere una lettera d’amore alla figlia: con una videocamera a mano e con il cellulare ha composto un documentario incredibile; poi grazie all’aiuto dell’inglese Watts per quanto riguarda gli aspetti tecnici, ha trasportato la produzione nel Paese britannico.
Le riprese di Waad al-Kateab (si tratta di uno pseudonimo per proteggere la sua famiglia) ora diventano un manifesto potente della situazione bellica di un Paese e sono testimoni di un colpevole silenzio dell’Occidente.
Nella versione italiana la voce narrante è quella di Jasmine Trinca.