La 4a giornata mondiale dei poveri, voluta da Papa Francesco e che la Chiesa cattolica ha celebrato domenica scorsa, è arrivata nel momento in cui la povertà si sta facendo maggiormente sentire sulla pelle di tanti nostri concittadini a causa dell’impatto della pandemia sull’economia con le relative restrizioni che rendono difficile a tanti lavorare, guadagnare, vivere. E ancor più per chi vive o viveva già una situazione di qualche disagio.
L’omelia che Papa Francesco ha pronunciato durante la Messa in San Pietro andrebbe imparata a memoria da tutti, e soprattutto praticata ogni giorno, anche da chi ‘sta storia dei poveri la digerisce un po’ di traverso e se può glissa per parlare d’altro. Ma “i poveri sono al centro del Vangelo; il Vangelo non si capisce senza i poveri. I poveri sono nella stessa personalità di Gesù” ha detto tra l’altro il Papa nell’omelia.
Non da meno sarebbe da tenere ben presente nel cuore e nella mente anche quanto i nostri Vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta hanno scritto in occasione di questa giornata, e che noi pubblichiamo alla pagina 4 del giornale di oggi.
Parole da assimilare, sentimenti da fare propri e azioni da concretizzare nella quotidianità. Proprio come avviene – con i relativi tentativi di risposta – alla Caritas diocesana (di cui pubblichiamo una riflessione e il dettaglio delle attività), a quelle parrocchiali e in tantissime altre realtà cattoliche e laiche che stanno cercando di intervenire di fronte alle aumentate povertà da Covid-19.
Ci pare di capire che servirebbe fare di più, senza per questo pensare subito ai denari di cui c’è senz’altro bisogno, ma ragionando piuttosto su nuove strategie di intervento, perché le vecchie sono rimaste imbrigliate dalle restrizioni anti-contagio. Bisogna andare più in là. Gli esperti della carità e della solidarietà devono poter andare oltre le limitazioni imposte dal momento al grande bisogno di aiutare di più e meglio, perché è adesso il tempo per farlo!
Pensiamo alla necessità di uno sforzo supplementare di idee e di azioni per superare i freni messi dalle limitazioni, altrimenti le risposte ai bisogni non saranno all’altezza; aumenteranno i poveri e la nostra frustrazione per non essere stati incisivi e risolutori nelle risposte.
Non è facile, anzi è difficilissimo, e ci vuole una montagna di coraggio, di fantasia, di rischio ponderato, ma pur sempre di rischio. Ma se si adegua l’aiuto ai poveri alla situazione attuale di limitazione degli interventi, si azzoppa un servizio di cui ora c’è tantissimo bisogno, e che sarà ancora più sollecitato ed indispensabile nell’avvenire molto prossimo.