Il parroco aveva tuonato dall’altare contro il delitto. Dieci catechisti erano stati brutalmente uccisi a colpi di machete dai guerriglieri di Severino Lukoya. In una riedizione delle vicende di Nat Turner, raccontate dal premio Pulitzer William Styron, la furia contro chi non accettava la nuova religione era senza pietà.
All’alba, erano venuti a catturare il prete che aveva osato contraddire la verità rivelata dallo spirito a Severino. Il missionario sardo, favorito dalla sua taglia, aveva trovato rifugio sotto l’altare e i ribelli si erano accontentati dei due anziani confratelli. Li avevano già presi e portati via nella savana.
Dalle nostre case, per curiosità, Libero, sentiti spari e urla, sbircia dalla finestra e viene avvistato. Lo afferrano e stanno portando via anche lui. Non posso che uscire a soccorso, senza pensare alle conseguenze. Così ci troviamo circondati da una decina di volti allucinati e duri, arrabbiati e tesi.
“Siete gli scudi di Museveni” ci apostrofano. Quello che sembrava il capo esclama: “Dr Philip ti picchieremo!”. “Quindi mi conosci?” rispondo. “Certo, sono stato tuo paziente” “E come ti ho trattato?”. “Bene, sono anche guarito!”. La tensione si placa e con le canne dei kalashnikov fanno segno di seguirli.
Dalla finestra, mia moglie Luciana aveva visto tutta la scena, con apprensione e paura. Poi l’occhio era caduto sul calendario. 15 marzo 1988, Santa Luisa, vedova. Non so se Luciana avesse pensato ad un futuro di vedovanza, ma certamente non era un bel momento.
Il dialogo era andato per le lunghe e non avevamo ancora raggiunto il gruppo principale dei ribelli, dove si trovavano i due comboniani. Improvvisamente ecco gli spari e il fischiare dei proiettili sopra di noi. Il capogruppo iniziò a spruzzare l’acqua dello spirito di Lakwena che avrebbe trasformato le pallottole in sassi, che sarebbero caduti inoffensivi ai nostri piedi. Ci gettammo dietro una capanna, suscitando sorpresa e scandalo nei nostri rapitori. “Cosa fate mai?!”. “Ho poca fede”, risposi ingenuamente. Questo bastò loro, mentre il fuoco amico aumentava. Scomparvero nell’erba tanto alta che viene detta erba dell’elefante. Arrivarono i soldati.
Ogni anno ci ricordiamo di questo evento.
Tutte le volte mi immagino Santa Luisa che, dall’alto, fa un sorriso e, guardando mia moglie, le dice: “C’è tempo!”. (di Filippo Ciantia)
(Foto: da http://www.fondazioneambrosoli.it Maggio 2016 l’arrivo a Kalongo, Uganda, del dott. Filippo Ciantia e dell’Arch. Federica Rando)