Ci sono anche due santi tra i personaggi di cui l’Unesco celebra l’anniversario: l’850° della morte di San Narsete IV, monaco armeno, e il 150° della nascita di Santa Teresina di Lisieux, e poi il 550° della nascita di Copernico e il 200° della nascita di Gregor Mendel (pure lui monaco riconosciuto come il padre delle genetica).

Per l’Unesco vanno commemorati perché “hanno contribuito in modo universale al bene dell’umanità”. Su proposta della Francia, supportata da Italia e Belgio, il nome di Santa Teresina di Lisieux è stato inserito nella lista dell’Unesco che si augura “una più grande visibilità e giustizia alle donne che hanno promosso, con le loro azioni, i valori della pace”.

Qualcosa cambia in questi Organismi sovranazionali, non confessionali, talvolta timidi davanti a nomi e fatti che abbiano a che fare con la religione? Monsignor Francesco Follo, già osservatore vaticano presso l’Unesco, dice che “alcuni Paesi hanno cominciato a chiedersi perché parliamo della cultura e dell’educazione e non di educazione spirituale e religiosa?”.

Santa Teresina il 19 ottobre 1997 è stata proclamata “dottore della Chiesa” da Giovanni Paolo II, terza donna dopo Caterina da Siena e Teresa d’Avila. La dimensione educativa è evidente nei suoi manoscritti e nella corrispondenza: 266 lettere, 54 poesie, 8 opere teatrali. L’Unesco ha scorto “nella personalità di Teresa una donna, modello per l’umanità, che si è spesa nei campi dell’educazione, della cultura e della pace. L’Unesco non è insensibile alla promozione femminile, nel senso dell’apporto delle donne e del loro tocco su grandi cause”, ha commentato il rettore del santuario di Alençon.

Il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha sottolineato l’importanza del riconoscimento anche per Narsete, chiamato “Il Grazioso” per i suoi modi nel trattare la gente. Teologo e quarto Catholicos della Chiesa apostolica armena, poeta, noto per il suo modo di appianare i conflitti nonostante fosse di carattere impulsivo e per i ponti gettati con la Chiesa di Roma e con i Greci.

E noi in tutto questo? Ce lo indica ancora il cardinale Parolin: “La loro testimonianza lascia una traccia dell’inestimabile patrimonio cristiano che ha segnato la formazione socioculturale dell’umanità, un invito a considerare la dimensione trascendente della vita per coltivare il sogno di un umanesimo solidale”.