Fra pochi giorni, il 27 gennaio, sarà il giorno dedicato alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Quest’anno, la data simbolica dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz ne segna anche l’ottantesimo anniversario. La “Giornata della Memoria” è stata istituita in Italia con la legge 211 del 2000 (ben 65 anni dopo tale evento!): il primo articolo stabilisce “di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

Il mio pensiero è andato con gratitudine ai miei genitori e alle loro famiglie che, in vario modo, si sono opposte al progetto di sterminio e, per questo, hanno rischiato o perso la loro vita.
Ottant’anni fa mio papà, allora sottotenente di artiglieria, veniva liberato dal campo di concentramento. Aveva trascorso due anni tra Polonia e Germania, in differenti campi, prigioniero dei nazisti. Catturato all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, fu subito internato. Solo il 24 settembre del 1945 rientrò in Italia e fu ricoverato nell’ospedale della Croce Rossa di Merano.

Non mi parlò mai della tragedia della prigionia, forse per evitarmi di conoscere quanto male fu fatto da uomini contro altri uomini. Ricordo solo l’amarezza che sperimentò per la visione riduttiva all’azione militare del movimento partigiano, che oscurò la resistenza degli oltre 600mila Internati Militari Italiani (IMI) che rifiutarono di servire il fascismo.

La Chiesa ogni giorno ci offre di guardare ai santi, spesso martiri che, umani come noi, hanno vinto il male. Immersi nel male, tentati in ogni modo, cadendo anch’essi – come penso sia successo a papà – eppure appoggiati su Dio, continuamente riprendendo il cammino.

“Posso cadere mille volte al giorno, ma questo non determina la mia strada […]. Perché la persona è una storia, la persona è la sua direzione, il tempo la attua!”
(Luigi Giussani)

Continuiamo a lottare per costruire il bene,
coscienti della potenza del male e del nostro limite:
possiamo guardare a chi ha resistito.
“Liberaci dal male”, disse Gesù.
“Mantienici sulla Tua strada”, imploriamo noi.