(di Fabrizio Dassano)
Bisognerebbe andare a piedi più spesso per la città per vedere che cosa combina la gente. In questo periodo lo sto facendo perché guidare a Ivrea nelle due fasce orarie che coincidono con ingresso e uscita dal lavoro (fortunatamente un fenomeno in via d’estinzione…) è un delirio e non ha senso perché non si può parcheggiare. Meglio a piedi!
L’altra mattina ho assistito alla destrutturazione di un albero che io credevo monumentale e ingenuamente, protetto. Un’intera squadra d’assalto gli si è arrampicato addosso. Quando torno la sera non c’era più: il mio dinosauro era stato fatto a pezzi, la sua mole scomposta in numerosi tronchi addossati al ceppo veramente notevole.
Nella mia zona ci sono molti alberi monumentali, ma chi ha in mano il potere, proprio di questi tempi, si sente più che mai autorizzato ad esercitarlo senza esitazione alcuna. Ripeto, in non so se l’albero in questione fosse malato (ma non mi sembrava affatto), o se fosse pericoloso in caso di caduta per il vento sul supermercato adiacente. So solo che in questo quartiere olivettiano sfuggito all’Unesco probabilmente quell’albero rappresentava un segno di Adriano Olivetti. E se anche non lo piantò Adriano Olivetti poco importa.
Sicuramente per chi ci vive era un affettuoso punto di riferimento. Imponente a tal punto che ricordava la forza della natura. Sicuramente chi governa il verde pubblico della città era altrove, forse a smacchiare l’erba dalla vernice rosa delle aiuole per il Giro d’Italia.
Evidentemente è il segno dei tempi. Non si pota o aggiusta più. Si elimina! Se c’è un problema lo si rimuove dalla radice, annientandolo. Andremo in giro armati di motosega e al primo caso di albero rompiscatole… trrr trr trrr e via!
Il mio enigmatico vicino era sulla panchina stamane e stava sfogliando un catalogo di motoseghe. Adesso voglio proprio vedere come leveranno le radici: scaveranno una voragine immensa in via dei Martiri della Liberazione per disseppellire ciò che resta del Martire della Natura?
Ma non bastava potarlo?