(Fabrizio Dassano)
L’altra mattina sono sceso dall’appartamento molto presto: albeggiava e un concerto di uccellini accompagnava l’apertura del portoncino. Ho notato qualcosa di insolito nella buca delle lettere, come un pacchettino fatto di carta di giornale, ma dovevo andare al cassonetto perché avevo la busta dell’umido da depositare urgentemente.
Nei prati ancora pieni d’acqua delle ultime piogge che circondano i condomini ho subito avuto la percezione che qualcosa si sta muovendo, che un impulso di attività umana sta finalmente prendendo piede, che la prigionia domestica sta per finire, che torneranno i giorni migliori!
Le avvisaglie di questo lenimento dagli arresti domiciliari governativi e regionali sono nette: ho visto una ragazza che portava a spasso due cani, la quale si incontrava a debita distanza con due ragazze che portavano a spasso un solo cane ed entrambi i trii si sono messi a socializzare amabilmente. Un segno del cambiamento.
Un cambiamento dietro al quale ci sono oltre 30mila morti, da Covid. Tanto per fare un paragone, la decima Battaglia dell’Isonzo (durata dal 12 maggio al 5 giugno 1917), aveva fatto 36mila vittime tra i giovani soldati italiani e 17mila tra i giovani soldati austro-ungarici.
Un cambiamento che non è ancora completo. Personalmente, mi manca molto la colazione al bar: eppure pare che molti bar non potranno più riaprire, strozzati da affitti e mancati guadagni; così come molti negozietti forse non li rivedremo più. Anche alcune aziende spariranno, mentre altre diventeranno più grosse ancora.
Tutto cambierà, anche se capiamo ben poco di come sarà il futuro. Anche le regole di chi ci governa appaiono ogni giorno più nebulose e astratte. Tutti vorremmo andare in vacanza col bonus promesso, ma le spiagge saranno vietate? Chi raccoglierà la frutta e la verdura che sta marcendo nei campi? Quante domande per così poche risposte a disposizione.
Mentre torno a casa, un gatto nero senza mascherina mi attraversa la strada. Un merlo mi sfiora volando senza mantenere la distanza di sicurezza. Affretto il passo verso casa, guadagno l’entrata afferrando la maniglia del portoncino con i miei guanti di lattice per non lasciare le impronte digitali e finalmente son davanti alla buca delle lettere, da cui estraggo il pacchettino di carta.
Dentro ci sono due uova e un biglietto. La calligrafia è quella dell’ex vicino scomparso: “La soluzione degli indovinelli della scorsa settimana è: l’uovo. Te ne ho messi due perché gli indovinelli erano due e io ho due galline con cui discutiamo amabilmente.
L’uovo dal guscio più chiaro è quello di Arbra, quello più scuro l’ha fatto Brengula”. Tra le due uova scorgo un altro pacchettino di carta bianca molto piccolo. Sembra ci sia della sabbia dentro, la apro e vi trovo invece del sale fine.
Poi noto che la carta porta una scritta molto piccola che dice: “Ti ho portato del sale speciale per catturare il merlo. L’importante è che tu glielo posi piano piano sulla coda”.