Quale normalità dopo la fine della quarantena?

(Cristina Terribili)

La fine della fase uno si sta avvicinando; una fine lenta, disarticolata, confusa, ma si sta avvicinando. Sono ancora sconosciuti i modi, ma cambierà e da tempo stiamo immaginando come.
C’è chi ha descritto i nostri giorni simili a quelli di chi vive una guerra… Fantasticando sull’auspicata e anelata fine di una guerra, mi è tornata alla memoria la scena di un film del neorealismo: si aprivano delle persiane da cui una donna gridava che la guerra era finita; si vedeva poi correre per la strada un bimbetto che veniva travolto da una scarica di proiettili, perché il nemico non aveva ancora ricevuto l’ordine di doversi ritirare.

Ebbene, il pensiero è che quando le cose cambieranno, sarà difficile comprendere chi, come, cosa, in che modo e molti temeranno di non riuscire a comprendere, di commettere errori di interpretazione, di essere fuorviati dalle disposizioni che regolano un’altra regione, o un altro comune.

Le persone che rischiano più di tutti – sempre, ma specialmente quando le comunicazioni sono difformi – sono gli anziani e i bambini. Da una parte esse sono state protette perché immediatamente isolate, ma dall’altra hanno dovuto affidarsi a quello spiegato loro da altri: i genitori verso i bambini, i volontari o il personale socio assistenziale per gli anziani. A volte non hanno capito molto, hanno fatto spallucce, hanno accettato senza più o meno poter controbattere, talvolta con rabbia altre con rassegnazione.

Alcune pubblicità si sono rivolte ai bambini per cercare di coinvolgerli in qualche loro iniziativa ma una vera e propria comunicazione istituzionale, dedicata ai bambini, sembra essere totalmente mancata.

Segnaliamo due esempi degni di nota: la Premier norvegese Erna Solberg ha parlato ai bambini in una conferenza televisiva allestita esplicitamente per loro. I colori dell’abito, il sorriso, le parole che ha usato sono state studiate per confermare le emozioni che i più piccoli vivono ma anche a rassicurarli sul futuro. Il Primo Ministro canadese Justin Trudeau, per parlare ai bambini, invece, si è affidato a un video creato con i “Lego”.

In altri Paesi invece la comunicazione ai giovani è stata delegata agli influencer, a quegli stessi ragazzi che vengono seguiti su youtube e che sono stati edotti sui messaggi da divulgare, anche per contrastare le informazioni fuorvianti.

L’epidemia di Covid-19, così eccezionale per tutti noi, ci ha insegnato quanto sia difficile coordinare una comunicazione univoca, quanto siamo tutti fragili ed esposti a notizie che, anche se mettiamo in discussione, rimangono nella nostra testa e ci stimolano continui dubbi.

Ci corre l’obbligo di prepararci per l’arrivo del 4 maggio e il ritorno di quella che un tempo fu la normalità.

Sarà poi così normale questa ritrovata normalità o sarà tutta da reinventare tra mascherine perpetue, guanti e distanze da tenere tra noi? Sarà pure una fase 2 ma pur sempre una fase di “prova”, o meglio di messa alla prova fino a che la scienza avrà avuto il tempo di trovare cure e vaccini e fino a quando potremmo annoverare questo virus tra i tanti che già riusciamo a contenere e a isolare.

Io intanto mi sto preparando all’incontro con la mia libraia. So già che sarà commovente.