(Graziella Cortese)
È arrivata fin qui la ventata di glamour del Festival di Cannes e, in attesa delle prossime produzioni, le sale cinematografiche cercano di superare i momenti difficili dovuti all’emergenza sanitaria (che non è ancora finita).
La pellicola di Niccolò Castelli rappresenta un avvenimento realmente accaduto: nel 2011 un attentato di matrice jihadista colpisce il cuore di Marrakech, al Café Argana perdono la vita 17 persone, tra cui tre ragazzi di origine svizzera.
La sceneggiatura di “Atlas” parte da qui e si allunga liberamente per trovare i personaggi di una storia dai risvolti intensi e drammatici… Allegra è una ragazza vivace e ardimentosa: la sua passione è il free climbing, insieme al fidanzato Benni e a una coppia di amici si dedica all’arrampicata libera e a sfidare le pareti rocciose delle sue montagne. La zona è quella che conosce da sempre, Lugano, le Alpi svizzere e i laghi ghiacciati…
Ma un giorno la protagonista propone al gruppo di amici qualcosa di diverso: perché non sperimentare una vacanza più “tosta”? Ed ecco i quattro ragazzi dirigersi alla volta della catena montuosa dell’Atlante in Marocco.
Ma qui il destino irrompe crudele e la cinepresa si abbassa dolente sull’attentato terroristico e sul dolore di tante vite perdute. Allegra è l’unica sopravvissuta del suo gruppo e si ritrova riportata indietro suo malgrado. Ora il regista compone le riprese concentrandosi sul volto della ragazza, sulle azioni quotidiane: il lutto e gli inevitabili sensi di colpa, i tentativi di riabilitazione, i ricordi.
L’attrice Matilda de Angelis si trova alla sua prova più matura e complessa: la giovane interprete ha raccontato come si sia immersa in modo totale nell’esperienza del suo personaggio; le scelte di contrasto tra luminosità e ombra nell’obiettivo, sono le stesse di Allegra che affronta un’altra montagna difficile da scalare.