(elisabetta acide) – E con il nuovo anno liturgico, ci ritroviamo in Avvento.
Un “tempo” che si apre, un cammino che vediamo all’orizzonte, e che ci conduce, ci guida.
“Adventus” che significa “venuta”.
La venuta nel tempo e del tempo, e l’ attesa, di domenica in domenica:
- Ad te levavi (Ad te levavi animam) ,
- Populus Sion (Populus Sion, ecce Dominus veniet ad salvandas gentes,
- Gaudete (Gaudete in Domino semper cioè “Rallegratevi nel Signore sempre”),
- Rorate (Rorate, coeli desuper et nubes pluant iustum).
Una “venuta” ed una attesa.
Tempo di “preparazione” per la memoria di quella “venuta” e tempo di attesa per la “venuta” alla fine dei tempi.
E questa attesa non sarà “dormiente” o “sonnacchiosa”, ma “vigilante”.
Il termine ci inserisce nel tempo di avvento con quegli occhi aperti che scrutano l’ orizzonte, con gli occhi delle sentinelle sulle torri.
Vigilare è “svegliarsi” è “ri- destarsi”, ma è anche “stare svegli”, è rimanere nell’ attesa, in quell’ attesa “attendente”, in quell’ attesa “vegliante” che ci riempie di desiderio, di passi, di cammino, di “presenza”.
Adventus: Dio è qui e ci riempie della sua Presenza.
Il prefazio di Avvento racchiude tutto il suo significato: Il Signore “al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana, portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza” e “Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”.
Avvento: che verrà.
Che bella questa promessa.
Incarnato, salverà, ritornerà.
Mai soli.
L’ avvento a piccoli passi ci guida alla Speranza, una speranza che è annuncio “Noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3, 2).
La fede.
La certezza scandirà ogni passo, la fede sosterrà la via: il cammino sarà impervio, tortuoso, difficoltoso … ma non sarà “al buio”, la luce guiderà ed orienterà il cammino.
Un cammino di conversione, di vigilante attesa, di gioiosa speranza, di operosa carità.
Il Dio Incarnato è la luce dell’ Amore che per sua natura non può che brillare, il Dio con l’ uomo è il Dio che “abita” il mondo.
Il Mondo, le cose, la persona.
L’ Amore, che amando è stato con l’ uomo, per portarlo dove Lui è .
Tempo dell’ attesa e tempo del cammino, tempo di speranza e tempo di alba, tempo di pensieri e tempo di preghiera.
L’ avvento reca con sé un “nuovo tempo”, quello che fa fremere e sperare, quello che accresce e non è tempo “ fermo”, da cui segue la ricerca, perché è già “certezza”: l’ attesa di Chi è già venuto e tornerà.
Attendere non è solo “aspettare”, è già sperare e gioire per una cosa che sappiamo “bella”, non è “sopravvivere” giorno per giorno, ma è vivere con speranza e nella certezza, come quelle mamme che “attendono”, non semplicemente “aspettando”, ma “desiderando”, “parlando”, sicure che il tempo sarà quell’ abbraccio e quel pianto, sarà quella tenerezza e delicatezza di quella pelle fresca e liscia.
Avvento è il tempo di chi sa che si aprirà alla vita, alla quotidianità, all’ amore, alla speranza.
Avvento è il tempo di chi sa “parlare con Dio”, perché Dio, si sta avvicinando è più si avvicina più la mia voce diventa sussurro, non ha bisogno di urla Dio, non ha bisogno di grida, a lui basta un soffio, le parole dell’uomo raggiungono le sue orecchie.
Avvento è un balbettio confuso che diventa parola, che diventa linguaggio, che diventa preghiera.
Avvento è il fratello e la sorella che cammina con me, lontano da me, che incrocia il mio sguardo, la mia strada o che volge lo sguardo dall’ altra parte, che sfugge lo sguardo, che avvicina o ottura le sue orecchie alle mie parole.
Avvento è l’ uomo e la donna che incontrano persone, e che incontrando persone incontrano Dio.
Avvento è “tensione”, è salire perché Dio possa scendere, è scendere nell’ umano per fare spazio a quel Dio che si Incarna.
Ho guardo le vetrine, ho aperto lo sguardo sul mondo, quante luci, quanti colori, quanti disegni… ma Dio dove sei?
Le strade, i negozi, le case… tutto è colore e luce, ma Dio, dove è la tua Luce?
Dio dove sei?
Ti cerco Dio, come tu hai cercato l’ uomo, ti aspetto e ti attendo perché sei venuto, verrai.
Ti aspetto o Dio…
Ti attendo Dio perché so che verrai per me, dentro le mie giornate, dentro le mie sofferenze, dentro le mie gioie, dentro il mio quotidiano.
Ti attendo Dio, perché sarai con me, sulla mia croce, e sulla tua croce porterai anche la mia, anche la nostra, tutte le croci del mondo.
Vogliamo vivere questo tempo di avvento con la consapevolezza che possiamo dire: “oggi è nato per noi”.
Dio nato per noi, perché fossimo come Lui.
E il tempo di avvento ci prepari il cuore, con la preghiera, con la conversione, con la carità, perché tra poco più di 20 giorni possiamo esclamare: “è nato per l’ uomo un Salvatore, un Dio con noi, il Dio che ritornerà per portarci con Lui”.
Prepariamoci allora al Natale come cristiani di gioia e di speranza, come uomini e donne di carità, prepariamoci al Natale come uomini e donne di “prossimità”, come uomini e donne che sanno vivere il “già e il non ancora”.
Prepariamoci al Natale con umiltà, il pianto di quel bambino, atteso, desiderato, amato sarà la nostra luce nella notte, sarà la luce nel tempo, sarà la luce per i vicini ed i lontani.
Quel bambino sarà il Dio senza corona né scettro, sarà il Dio deriso ed umiliato, sarà il Dio a cui verrà chiesto: “Che cosa è verità?”, sarà il Dio sulla croce… ma sarà anche il Dio della tomba vuota con i teli a terra, sarà il Dio seduto a tavola con peccatori e pubblicani, sarà il Dio che chiederà da bere, sarà il Dio seduto a parlare di miti, di poveri in spirito, di misericordia e di un padre che guarda da lontano e corre incontro.
Sarà quel Dio che ci farà dire: “Ecco il Signore viene”, il Dio rivelato che ha promesso, tornerà…
Lasciamoci, in questo tempo di avvento, “metterci in discussione” nelle nostre certezze umane, lasciamoci “interpellare” da un bambino, lasciamoci “guarire” dalle nostre presunzioni, dalle nostre fragilità, dalle nostre convinzioni per aprirci con coraggio alla “nascita” che ci donerà la gioia della festa.
Sarà il tempo del “Dio con noi”, del Mistero del Verbo Incarnato, che viene ad abitare nel mondo e nei cuori, che dimorerà per illuminare la notte dell’umanità.