Matteo Gamerro ormai lo conosciamo bene: è un giovane ingegnere, purtroppo affetto da una malattia degenerativa che non gli impedisce, però, di lanciarsi continuamente in nuove iniziative. L’ultima volta che abbiamo avuto occasione di parlarne è perché aveva deciso di affrontare il Cammino di San Michele (dalla Sacra valsusina a Monte Sant’Angelo sul Gargano), aiutato dalla mamma Teresina e dal papà Roberto, dagli amici e da un’apposita “joelette” da trek.

Il suo motto? “Si può fare”, che è anche il titolo del docufilm su questa impresa, diretto da Thomas Morelli, che presto potremo vedere.

Oggi, però, lo ritroviamo nella sua Barone, ad “accudire” una nuova idea che ha preso corpo – anche in questo caso “with a little help from his friends”, della Pro Loco in particolare – e che è stata presentata ufficialmente sabato 5 novembre: il Telefono del Vento. A ispirarlo è stata un’iniziativa nata in Giappone, dopo il terribile tsunami che aveva devastato le coste di quel Paese nel 2011.

Vuoi parlare con qualcuno che non è più fisicamente su questa Terra – spiega Matteo, attraverso il suo blog www.sipuofareconmatteo.org –? Ci sono cose che non hai trovato il tempo e il modo di dire a una persona importante e ora pensi sia troppo tardi? Vuoi parlare con qualcuno in un posto tranquillo e sereno, senza paura di essere deriso e stare con lui in un bell’ambiente panoramico? Bene, sei nel posto giusto! Affida le tue parole al vento! Il telefono che trovi qui non è materialmente collegato a nulla di terreno, ma è direttamente in contatto con altri mondi e altri spazi. È sufficiente quindi che ti metta comodo, che alzi la cornetta e cominci a parlare con chi desideri. Unica regola è: non avere fretta!”.

L’idea gli è venuta ripensando a un triste evento occorso all’interno della sua famiglia (quando lui non era ancora nato), a Liliana e Aldo, mancati nel 1969 a seguito di un incidente automobilistico proprio alle soglie del loro matrimonio.

Una storia triste, che ha spinto Matteo a immaginare una “valvola di sfogo” che aiuti a dissipare, almeno in parte, il dolore che nasce dalla mancanza dei propri cari.

Sabato, dunque, il Telefono del Vento è stato: in una bella cabina in legno – alla cui realizzazione si è lavorato fino all’ultimo momento –, in una radura nei boschi del paese, appena ripulita (le due fotografie sono qui a testimonianza).

Il ritrovo è stato alle 14,30, al parco giochi di via Riassolo: da lì, con una breve passeggiata, si è raggiunto il luogo dove la cabina ha trovato sede… e si è festeggiato, con canzoni, letture, caldarroste e vin brulé.

Poi non resterà che utilizzarlo, questo Telefono del Vento!

m.s.

Redazione Web