Dalla provincia di Reggio Emilia, crebbe in una famiglia profondamente cattolica. Brillante e vivace, di lui si diceva: «o diventerà un mascalzone o un santo! Non può percorrere una via di mezzo». Si alzava presto per servire Messa e ricevere la Comunione.
Terminate le scuole elementari entrò in Seminario, e si distinse subito per la sua profonda fede. Amante della musica, cantava nella corale e suonava l’armonium e l’organo. Quando i tedeschi occuparono il Seminario, gli studenti furono mandati a casa, ma continuò a sentirsi seminarista e a praticare costantemente la chiesa e i sacramenti.
La sua pubblica appartenenza a Cristo gli fu fatale; sequestrato dai partigiani, torturato, condannato a morte e obbligato a scavare la sua fossa. Gli spararono un colpo al cuore e l’altro alla fronte. Aveva quattordici anni.